di Fulvio Fenzo, il Gazzettino. Attesa la gravità e la delicatezza delle affermazioni, anche in considerazione dei soggetti destinatari e delle azioni prospettate, risulta necessario che l’Ulss 3 Serenissima affidi ad un legale di fiducia l’incarico di tutelare le ragioni e gli interessi dell’Azienda nella vertenza in questione. Firmato: Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’azienda sanitaria veneziana.
Insomma, è guerra anche legale con i medici di famiglia e, oltre al duello con la Regione, si apre pure il fronte con i direttori generali delle Ulss venete, chiamati direttamente in causa dall’esposto inviato alla Procura della Repubblica di Venezia per la divulgazione di false informazioni sullo sciopero dell’8 e 9 novembre. La Fimmg – Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, lo Snami – Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani, lo Smi Sindacato Medici Italiani e Intesa Sindacale hanno incaricato l’avvocato di Padova Giulia Businaro di contestare i dati sull’adesione resi noti dall’assessore regionale Luca Coletto. Per i promotori della mobilitazione l’80 per cento dei medici aveva aderito allo sciopero, mentre per l’assessore veneto alla Sanità la percentuale era sensibilmente più bassa: solo il 52%.
Dati che “risultano artefatti e distorti – si legge nell’esposto trasmesso il 10 novembre a tutti i direttori generali di aziende ospedaliere e Ulss venete, oltre che alla Procura veneziana -. Trattasi infatti di rilevazioni erroneamente ed artatamente effettuate sulla base del numero di ricette emesse nelle giornate di agitazione e non in base al numero di comunicazioni di mancata adesione allo sciopero pervenute alle aziende sanitarie”. Nell’accordo collettivo nazionale i medici convenzionati sono infatti tenuti comunicare all’azienda la propria non adesione all’agitazione entro le 24 ore precedenti allo sciopero.
L’AFFONDO E qui arriva l’affondo nei confronti dei dg delle Ulss: «Questa circostanza, oltre a configurare un evidente comportamento antisindacale, risulta idonea ad integrare la ben più grave ipotesi di delitto contro la fede pubblica – prosegue l’esposto -. Reato ulteriormente aggravato dalla circostanza di essere stato commesso da soggetti esercenti un pubblico servizio essenziale, quale quello sanitario, nel cui ambito il ruolo di responsabile conferisce a chi lo riveste un prestigio e una visibilità ancora maggiori».
E da qui parte anche un invito/diffida ai direttori generali, ai quali viene chiesto di rendere pubbliche con la massima urgenza le necessarie rettifiche relative alla reale adesione allo sciopero, “anche per il ristoro dei gravissimi e forse irreparabili danni e pregiudizi ingiustamente subiti dai medici di mediana generale per queste inveritiere informazioni”.
«STIAMO ANCORA ASPETTANDO» «Nonostante la nostra richiesta – spiega l’avvocato Giulia Businaro – stiamo ancora attendendo i dati ufficiali dell’adesione. Ci ha risposto in modo generico solo l’Ulss di Treviso, ma se i dati ci sono, i dg sono obbligati alla trasparenza. Il fatto è che dalla Regione hanno tentato in tutti i modi di precostituire degli elementi per agire con provvedimenti disciplinari. Prima la sciopero “telematico” aveva arrecato il minimo disturbo, ma quando i cittadini si sono trovati gli ambulatori chiusi, hanno cercato di contenere la portata di questa mobilitazione dei medici di famiglia». Insomma, un’accusa pesantissima per i vertici delle Ulss, tanto che il direttore generale di quella veneziana, Giuseppe Dal Ben, ci ha messo appena quattro giorni (esposto protocollato il 13 novembre, delibera con l’incarico ad un legale firmata il 17) per correre ai ripari e andare al contrattacco affidandosi, nel suo caso, all’avvocato Chiara Cacciavillani del foro di Venezia per “tutelare le ragioni dell’Ulss 3 Serenissima, assumendo tutte le occorrenti iniziative anche in sede giudiziaria”. Dai camici bianchi alle toghe il passo può essere breve.
Il Gazzettino – 3 dicembre 2017