La cattiva notizia (come se non lo fosse già in sé), è che ne soffrirebbe un medico su due, nonché il 45 per cento degli infermieri che prestano la loro opera nei reparti di medicina interna, che da soli assorbono un quinto dei ricoveri in Italia. Una minaccia non solo per la loro salute ma anche per quella degli assistiti, poiché lavorare in queste condizioni significa aumentare le possibilità di commettere qualche errore sanitario. Errori che in Italia sarebbero circa 100mila l’anno.
Lo spiega Francesco Dentali, presidente della Federazione e direttore della Medicina Generale dell’Asst Sette Laghi (Varese). «Questa fotografia mostra un disagio di cui le istituzioni devono rendersi conto, per intervenire al più presto, anche nell’interesse dei pazienti perché il burnout aumenta il tasso di errore. Non chiediamo un intervento solo per medici e infermieri, la nostra missione primaria è quella di curare i pazienti e dobbiamo farlo nel migliore dei modi».
Cosa bisognerebbe fare subito? «Veniamo da più di 12 anni di tagli continui al sistema sanitario, ma, anche se la situazione è difficile, ci sono molte cose su cui si può iniziare a lavorare da subito. Il primo è il sistema della distribuzione degli ospedali: ne va ridisegnata la mappa, di modo che nosocomi e servizi siano redistribuiti in maniera seria. Per quanto riguarda il mondo degli infermieri, invece, va accelerata l’introduzione di figure specializzate come il “super oss”. Vedremo se, se dopo dieci anni di tagli, siamo ancora in tempo a invertire la rotta».