Altro che sanità di eccellenza e Veneto leader in Italia, come ama ripetere il presidente Luca Zaia. Proprio in quella che dovrebbe essere la regione modello — e infatti in materia coordina tutte le altre —, i medici insorgono. E ne accusano il governo di aver portato il sistema allo sfascio. Dopo anni di promesse non mantenute («l’abbattimento delle liste d’attesa, gli ambulatori h24, nuovi letti sul territorio a fronte dei 1500 tagliati in ospedale»), i camici bianchi sfogano la rabbia covata in un documento per la prima volta firmato da tutti i sindacati di categoria, dagli ospedalieri ai dottori di base, dai pediatri agli odontoiatri.
Decisi a superare le ataviche divisioni interne per rappresentare in modo compatto le ragioni di tutti i 25 mila medici veneti. Le accuse sono pesanti: «finanza allegra con i soldi dei cittadini», mancato coinvolgimento nel governo clinico, ricorso al precariato (tocca il 25% degli ospedalieri), responsabilità scaricate sulla categoria, organizzazione carente in corsia e mancata riforma sul territorio.
«Ora basta! — scrivono — i medici denunciano il progressivo degrado del Servizio sanitario regionale. Non possono più tacere gli errori programmatori, organizzativi e gestionali perpetrati dal mondo politico e dalle direzioni delle aziende sanitarie. Consapevoli della rilevanza del ruolo e della sua importanza sociale, intendono superare il tradizionale riserbo e denunciare le più importanti condizioni di degrado. Non è più accettabile che siano sacrificate le necessità di cura dei pazienti e le esigenze cliniche dei medici con la scusa di ottemperare al vincolo del rigore finanziario. Tutto ciò è ancora più grave a fronte della recente consapevolezza di una gestione allegra della finanza pubblica regionale, conseguente a comportamenti non corretti e al ricorso a strumenti di finanza di progetto onerosi e spesso non trasparenti. E’ inaccettabile — prosegue il documento — che sia scaricato in modo occulto sulla popolazione il costo esorbitante di questi strumenti finanziari, usati mediante la privatizzazione di buona parte dei servizi di supporto e a volte anche clinici. Un modo subdolo di imporre con decisione regionale un’ulteriore tassazione locale». I medici puntano poi il dito contro assicurazioni diverse tra Usl, a scapito loro, e sparano il rospo più grosso: «In buona parte delle aziende, e con la complicità o il silenzio del mondo politico, è in atto un comportamento spesso autoritario e a volte intimidatorio nei nostri confronti, causa di un clima di disaffezione verso la professione e di sfiducia nelle istituzioni».
«Non cerchiamo lo scontro, vogliamo solo essere ascoltati — dice Adriano Benazzato, segretario dell’Anaao (ospedalieri) —. Ormai siamo relegati al ruolo di comparse, di meri tecnici, e non possiamo più tacere. Il disagio è pesantissimo e questo è solo il primo passo di un percorso che il 13 dicembre porterà a Vicenza gli Stati generali della categoria. Trovo scandaloso che solo l’Ordine di Vicenza abbia firmato il documento». «E’ arrivato il momento di dire ciò che pensiamo, ne va della salute pubblica — aggiunge Silvio Regis, segretario della Fimmg (medici di famiglia) —. La scarsa organizzazione del sistema è un pericolo reale e molto grave per l’assistenza. Il problema è che il Veneto non ha una regia unica, ogni direttore generale procede per conto proprio. La politica cambi marcia». «Sono pronto a incontrare i medici — replica Luca Coletto, assessore alla Sanità — ne condivido le preoccupazioni, ma dobbiamo fare squadra, dividendoci faremo il gioco di chi ci vuole affondare, cioè il governo e i suoi tagli indiscriminati. Finanza allegra? Abbiamo razionalizzato il possibile. Sistema virtuoso».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 8 novembre 2014