Mobilità obbligatoria e cassa integrazione sono gli aspetti della lettera consegnata da Silvio Berlusconi alla Ue (vedi il testo) che mettono di più in allarme i medici. Per il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise, queste misure rappresentano «la ciliegina sulla torta, dopo l’approvazione di altre leggi che colpiscono in particolar modo il pubblico impiego. Di questo passo si rischia di mandare definitivamente in soffitta lo Statuto dei lavoratori». «Si tratta – sottolinea il segretario Anaao all’Adnkronos salute – di vera e propria macelleria sociale, che ci avvicina alla Grecia». Troise punta infine l’indice soprattutto su un aspetto di queste annunciate riforme: l’assenza del coinvolgimento delle rappresentanze sindacali.
«È grave – spiega – che questo impianto avvenga al di fuori della contrattazione. In un Paese civile se si vogliono mettere a punto norme di questo genere lo si fa aprendo un confronto e un rapporto con i sindacati. Oltre il danno, quindi, la beffa».
Quanto all’intenzione del Governo di istituire la cassa integrazione per i dipendenti pubblici e la mobilità obbligatoria, pena licenziamento, bene si inserisce in un contesto di attacco forsennato alle retribuzioni e alle pensioni che colpisce prevalentemente il lavoro pubblico, e quindi medici e dirigenti del Ssn. «Ormai si spara nel mucchio – aggiunge Troise – ma sempre con un occhio di riguardo per l’odiato pubblico impiego, identificato come unico soggetto titolare di sacrifici, tagli e leggi speciali. Questo Governo non manca giornalmente di manifestarci la sua totale e violenta ostilità sulla base di una vera e propria ideologia che persegue l’eliminazione del lavoro e del servizio pubblico. Sono solo 3 milioni i dipendenti pubblici in Italia e tra loro ci sono quanti garantiscono i servizi fondamentali per il cittadino: sanità, scuola e sicurezza».
E aggiunge: «Non basterà tutto il sangue dei dipendenti pubblici per sanare il bilancio, devono pagare i grandi patrimoni, gli evasori, la classe politica. Basta tutelare furbi ed arricchiti, colpendo la struttura portante di quel poco di welfare rimasto nel nostro Paese. Nessuno sviluppo è possibile senza servizi sociali. Se queste sono le soluzioni prospettate non potremo sottrarci dal reagire per far sì che in ultimo il Governo tagli se stesso».
Anche Riccardo Cassi, presidente della Cimo-Asmd, non nasconde una certa preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda il tema della mobilitá obbligatoria. «Questo strumento – spiega – è giá previsto nei nostri contratti. Non vorrei però – sottolinea – che si vada verso una mobilità selvaggia, non regolamentata, dove le specificitá dei medici non vengono garantite. Una mobilitá senza regole ci fa paura».
Cassi è meno allarmato dalla cassa integrazione: «Non mi sembra applicabile in sanitá. Una cosa è mettere in cassa integrazione un lavoratore di una catena di montaggio che produce un determinato prodotto, un’altra è farlo nei confronti di chi si occupa della salute dei cittadini. Questo è un servizio che si deve garantire, dove non esiste il fattore dell’eccesso di produzione». «Staremo a vedere», hanno concluso Cassi e Troise.
Da Il Sole 24 Ore Sanità -Testo rielaborato da C.Fo – 27 ottobre 2011