Michela Nicolussi Moro, Corriere del Veneto. Sull’emergenza medici scendono in campo anche i carabinieri del Nas. Ma non per indagare sulle due delibere di Ferragosto con le quali la giunta Zaia ha dato il via all’assunzione di 500 camici bianchi senza specializzazione nei Pronto Soccorso e nei reparti internistici, bensì su specialisti e non forniti «a gettone» dalle cooperative al Servizio pubblico. «Abbiamo chiesto all’assessorato alla Sanità, via e-mail, copia delle due delibere perché sul sito della Regione non sono ancora visibili — spiega il maggiore Marco Passarelli, comandante del Nas di Padova, competente anche per le province di Verona, Rovigo e Vicenza — ma non c’è alcuna indagine in corso. E’ un’iniziativa presa in autonomia, senza mandati del ministero della Salute o della Procura, per comprendere un’operazione da noi appresa dai mass media».
E’ però in atto un monitoraggio sulle cooperative che stanno fornendo medici a tempo determinato o hanno ricevuto in appalto interi turni di Pronto Soccorso, Suem 118, Pediatrie e Rianimazioni negli ospedali di tutto il Veneto. Le indagini sono partite dall’esposto-denuncia presentato il 5 luglio alla Corte dei Conti di Venezia, al Nas e all’Ispettorato del Lavoro di Padova dall’Anaao Assomed (ospedalieri), in seguito alla decisione dell’Usl Euganea di affidare alla cooperativa «Castel Monte» di Montebelluna, dal 15 giugno al 31 agosto e per un costo di 39mila euro, i Pronto Soccorso di Cittadella e Piove di Sacco e di esternalizzare diversi turni delle Pediatrie di Camposampiero e Schiavonia rispettivamente dal 12 luglio al 31 ottobre e dal 19 luglio al 31 agosto a «Novamedica» di Bologna e ad «Efds srl» di Padova (spesa: 154.560 euro). A quel punto è partita l’indagine del Nas che, in collegamento con le Procure di Padova, Rovigo, Vicenza e Verona, sta mettendo insieme la documentazione relativa alla gestione di questi contratti. E quindi al rispetto della normativa in materia.
I carabinieri acquisiscono informazioni sul funzionamento delle coop che operano nel settore e sui contratti libero-professionali stipulati con i camici bianchi ingaggiati per supportare il personale del Sistema sanitario regionale. E’ in atto una raccolta dati che sarà poi consegnata alle Procure competenti. Non sono ancora stati sentiti i responsabili delle cooperative al vaglio e nemmeno i camici bianchi a loro libro paga: il Nas ha cominciato gli accertamenti dall’attività dei laureati in Medicina senza specializzazione impiegati nei Pronto Soccorso, per escludere «il rischio che si occupino di casi gravi». In effetti nell’esposto l’Anaao scrive che tale impiego «incide sul rischio clinico, perché viene loro consentito di trattare i codici bianchi e verdi, considerati minori secondo una versione fuorviante. E’ proprio tra questi che spesso si annidano le insidie e i casi clinici più delicati, e poi generano il maggior numero di sinistri».
Gli investigatori, esaminando i contratti libero-professionali a tempo determinato acquisiti e parlando con i medici dei Pronto Soccorso e i vertici delle Usl, hanno appurato l’impiego di non specialisti nello smaltimento dei codici bianchi e verdi e ora devono capire se vi siano state conseguenze nella qualità dell’assistenza. Nel qual caso spetterà alla magistratura stabilire come procedere.
Intanto i direttori generali delle aziende sanitarie, così come il governatore Luca Zaia, hanno così motivato il ricorso a non specialisti: «O loro o chiudiamo gli ospedali. Di specialisti, soprattutto per Pronto Soccorso e Pediatrie, non se ne trovano».