Presentato a Roma il rapporto Amami: “Ogni anno in Italia sono circa 250 i procedimenti penali. Nel 62% dei casi c’e’ l’archiviazione, nel 37 l’assoluzione”
Quella di ricevere una denuncia e’ una vera e propria spada di Damocle sulla testa dei medici, che prima o poi calera’ sull’80% della categoria nel corso della carriera, che porta a sprechi e medicina ’difensiva’, e che pero’ trova delle colpe effettive, nei fatti, solo in una piccola parte dei casi. Il primo censimento dei medici inquisiti e’ stato presentato oggi a Roma nel corso del congresso dell’associazione per i Medici Accusati di Malpractice Ingiustamente (Amami), e parla di una sola condanna ogni cento procedimenti giudiziari intentati, con una prevalenza di archiviazioni.
Secondo i dati presentati, elaborati dall’Istituto di Medicina Legale dell’Universita’ Cattolica Sacro Cuore di Roma ogni anno in Italia sono circa 250 i procedimenti penali contro i medici, di cui il 56% per omicidio colposo e il 39% per lesioni, mentre la categoria piu’ colpita e’ quella dei chirurghi (59%) seguita da quella dei ginecologi (24%). Nel 62% dei casi c’e’ l’archiviazione del procedimento e nel 37 l’assoluzione, e in media la durata delle indagini e’ circa due anni.
’’Questi sono i primi numeri veri sull’argomento che vengono prodotti – ha sottolineato il presidente dell’associazione Maurizio Maggiorotti -. l’Italia e’ l’unico paese al mondo, insieme al Messico, che non ha una legge che definisca l’atto medico, con il risultato che il chirurgo viene perseguito per lesioni allo stesso modo di chi investe una persona. Questo fa si’ che il medico sia costretto a quella che si definisce ’medicina difensiva’, con la prescrizione di una serie di esami solo per evitare una possibile denuncia, con una maggior spesa per il sistema sanitario stimata intorno al 20% del totale’’. Oltre allo spreco di risorse, comprese quelle della magistratura che nel 99% dei casi non trova un colpevole, e la moltiplicazione dei test diagnostici inutili, il rischio maggiore secondo gli esperti e’ una diminuzione dei medici disposti ad effettuare le procedure piu’ rischiose, per paura di incappare in una denuncia in un periodo in cui le compagnie di assicurazione maggiori rifiutano le polizze.
La Stampa – 18 dicembre 2012