I provvedimenti da presentare al G20 sono stati inseriti nella modifica alla legge di stabilità in discussione al Senato. Nessuna patrimoniale o prelievo forzoso sui conti correnti, nessun decreto, nessuna misura choc come la modifica dell’articolo 18 o il blocco delle pensioni di anzianità. Il pacchetto «Europa» che oggi il premier Silvio Berlusconi dovrà presentare al G20 di Cannes ha preso faticosamente il via sotto la forma di un maxi emendamento di un centinaio di pagine alla legge di stabilità. Conterrà le misure già contenute e illustrate nella lettera inviata da Berlusconi all’Unione Europea la settimana scorsa. Con qualche novità di non poco conto come il licenziamento dei dipendenti pubblici in esubero che non accettano entro due anni nuove proposte d’impiego.
Tra i provvedimenti più sensibili, infatti, quelli riferibili al mondo del lavoro: zero contributi per tre anni sulle nuove assunzioni di apprendisti nelle aziende fino a 9 dipendenti; l’aumento di un punto per i contributi previdenziali dei cocopro, che salgono quasi al 28%; riduzione del 25% dei contributi per l’assunzione di donne con contratto di inserimento; più spazio di manovra alle Regioni per definire il gettito Irap con la possibilità di dedurre il costo del lavoro variabile, cioè quello riconducibile agli accordi aziendali. Ma sono solo indiscrezioni perché alla fine di un Consiglio dei ministri decisivo nella storia politica di Berlusconi non è stata fatta alcuna conferenza stampa né diffuso un comunicato esauriente per capire i provvedimenti.
Tra le altre misure previste dovrebbe esserci la conferma delle dismissioni e della valorizzazione del patrimonio pubblico (terreni, ex caserme, ex ospedali, immobili degli enti previdenziali, ecc.) per un valore di 5 miliardi all’anno per il prossimo triennio. Saranno introdotte norme per accelerare la loro vendita. Una decisione solo formale perché già nella lettera a Bruxelles era previsto il termine del 30 novembre. Verrà anticipata la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, la derogabilità delle tariffe minime degli ordini professionali e la possibilità di costituire società di capitali. Tutte novità sulle quali da anni era in corso un estenuante braccio di ferro tra le categorie interessate e i vari governi di destra e di sinistra.
Nel maxi emendamento sono previste anche agevolazioni fiscali sul project financing per le grandi opere e sui concessionari agendo sia sull’Ires che sull’Irap. I capitoli legati alle norme per aumentare la concorrenza (in parte già previste dalla manovra di luglio) riguardano il gas, la distribuzione dei carburanti, la Rc auto e il trasporto pubblico locale. Previsto anche lo snellimento del contenzioso per la giustizia civile. Per accelerare la modernizzazione della pubblica amministrazione, come previsto dal capitolo «f» della lettera all’Ue, i tecnici del governo hanno escogitato una serie di format per l’effettiva individuazione degli esuberi dei dipendenti e della loro messa in mobilità. I lavoratori coinvolti avranno tempo due anni per accettare la nuova destinazione e organizzare la loro vita. In caso contrario perderanno il posto.
Una giornata campale: due Consigli dei ministri, uno in mattinata, l’altro in serata concluso alle dieci di sera, una riunione di presidenza del Pdl durata oltre due ore a palazzo Grazioli durante la quale il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è stato nuovamente messo sotto processo dal collega alla Funzione Pubblica Renato Brunetta e dal capogruppo del Popolo della libertà alla Camera Fabrizio Cicchitto. Che la maggioranza non fosse in grado di formalizzare misure spettacolari da dare in pasto ai mercati e al famelico mondo dello spread lo si era già capito nel tardo pomeriggio dalle parole del ministro Tremonti pronunciate davanti alla commissione Bilancio del Senato, e cioè che le misure anticrisi sarebbero state quelle contenute nella lettera del governo all’Europa.
Ingessata politicamente, guardata a vista dal Quirinale per sostenere la via del maxi emendamento anziché quella del decreto preferita dal premier, la maggioranza ha così partorito con fatica un pacchetto al ribasso rispetto alle aspettative, secondo diversi osservatori. Forse anche corroborata dalle non pessimistiche conclusioni del Comitato per la stabilità finanziaria che in mattinata aveva riscontrato una tendenza «all’equilibrio dei conti pubblici italiani accompagnato da un contenuto andamento del fabbisogno» anche se i settori bancari e assicurativi «stanno soffrendo gli effetti della crisi». L’impianto legislativo non è ancora definito: i tecnici di Palazzo Chigi sono al lavoro per valutare quali provvedimenti siano compatibili con la legge di stabilità e quali dovranno prendere altre strade.
Corriere.it – 3 novembre 2011
Un fondo sulle dismissioni e prime liberalizzazioni
Avvio del processo di dismissione del patrimonio pubblico con la costituzione di un fondo da 60 miliardi e la valorizzazione degli immobili della difesa, per incidere sul debito pubblico. Liberalizzazione delle professioni e dei servizi pubblici locali, a partire dai trasporti, per compensare le richieste dei comuni. “Tremonti-infrastrutture” con la detassazione Irap e Ires per le imprese che realizzano opere pubbliche. Un pacchetto ad hoc sul pubblico impiego, che poggia sulla mobilità. Sarebbero questi i punti cardine del maxi-emendamento che il Governo conta di presentare la prossima settimana alla legge di stabilità, all’esame del Senato, per dare rapida operatività ad almeno una parte degli impegni presi con la lettera d’intenti consegnata a Bruxelles. Le linee guida del maxi-emendamento sono state discusse e “formalmente” approvate ieri sera in un Consiglio dei ministri notturno ad alta tensione.
Un Consiglio dei ministri preceduto da un lungo vertice del Pdl in cui sarebbero state stoppate, almeno per il momento, tutte le proposte di interventi maggiormente strutturali (a partire dalla patrimoniale) e nel corso del quale sarebbe stato nuovamente criticato l’atteggiamento tenuto dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Proprio dopo la visita pomeridiana di Tremonti al Quirinale è stata bocciata l’ipotesi di ricorrere a un decreto legge, che aveva preso quota nel corso della giornata. Un provvedimento d’urgenza, annunciato dallo stesso Berlusconi al vertice del Pdl, che avrebbe dovuto fare da apripista al maxi-emendamento alla legge di stabilità, già dato per certo da martedì, in cui convogliare le misure più ordinamentali. Al termine della riunione a Palazzo Chigi il ministro Altero Matteoli ha comunque affermato che «nel maxi-emendamento alla stabilità saranno inserite parte delle misure della lettera alla Ue e – ha aggiunto – successivamente un decreto e un Ddl».
A fare tornare il Governo sulla strada del maxi-emendamento sarebbe stato dunque lo stop al decreto giunto dal Quirinale, anche per la scarsa compatibilità di alcune misure con un provvedimento di urgenza, come ad esempio quelle sul lavoro. Anche se il ministero del Lavoro ha subito tenuto a precisare che l’ipotesi di inserire i cosiddetti “licenziamenti facili” in un Dl non era mai stata presa in considerazione: il veicolo prescelto era infatti un disegno di legge ad hoc. Nel maxi-emendamento confluirebbero comunque le altre misure del pacchetto lavoro, in primis gli incentivi per i contratti di apprendistato e il contratto di inserimento femminile. Il maxi-emendamento, salvo nuovi ripensamenti, non farebbe alcun cenno alle pensioni.
Dopo un tam tam durato per l’intera giornata e che annunciava un prelievo forzoso sui conti correnti, smentito definitivamente in serata da Palazzo Chigi così come il ritorno dell’Ici e un possibile aumento dell’Iva, le misure su cui si sono confrontati ministri e tecnici sono sostanzialmente quelle che hanno ispirato gli impegni assunti dal Governo con Bruxelles. All’interno di quel perimetro si sono svolti i lavori di assemblaggio degli interventi che ora dovranno essere trasformati in un articolato vero e proprio. Ieri sarebbero state approvate solo le linee guida degli interventi da far salire sul treno della “stabilità”. E se il maxi-emendamento è di fatto ancora una scatola aperta, nulla esclude che nelle prossime ore, dopo la riunione del G20 a Cannes, il premier non si trovi nella condizione di ripescare misure ora accantonate come la patrimoniale o l’Iva, più convincenti per i mercati.
Della griglia dalla quale i tecnici del Governo stanno attingendo per comporre il mosaico del maxi-emendamento, fanno parte le opere pubbliche, con la cosiddetta “Tremonti-infrastrutture”, e le liberalizzazioni. Ancora da decidere il futuro del nuovo credito d’imposta alla ricerca per le assunzioni di ricercatori under 30, nonché l’aiuto alla crescita economica delle imprese sotto forma di premio fiscale a chi rafforza la propria struttura patrimoniale evitando il ricorso eccessivo all’indebitamento.
Quanto al pacchetto lavoro, si punta a incentivare le assunzioni mediante l’apprendistato con la decontribuzione totale nei primi 36 mesi di contratto. Per le regioni dovrebbe essere possibile dedurre il costo del lavoro legato alla produttività dall’Irap. Sul fronte contributivo scatta invece l’aumento dell’1% delle aliquote contributive per i lavoratori con contratti di lavoro coordinato e continuativo a progetto.
Il premier assicura che le misure diventeranno legge in 15 giorni. L’emendamento sarà presentato al Senato dove il termine ufficiale in Commissione scade domani. Un termine che non vincola però il Governo per il quale resta la possibilità di depositare la prossima settimana, forse già martedì, il maxi-correttivo
Ilsole24ore.com – 3 novembre 2011