Sul famoso «villaggio vacanze» croato della Lega, affondato in un crac da quasi due miliardi di lire è stato assolto a Udine, ma condannato a 2 anni e 3 mesi dalla Corte d’appello per bancarotta: è pendente un ricorso in Cassazione.
E così quando ieri mattina i finanzieri hanno bussato alla porta della sua casa di Meolo, l’ex deputato ed ex presidente del consiglio regionale veneto Enrico Cavaliere ha pensato di rivivere l’incubo, una sorta di déjà vu. Le fiamme gialle si sono infatti presentate con in mano un mandato di perquisizione firmato dai pm di Milano Roberto Pellicano e Paolo Filippini e dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo in cui il capo d’accusa è pesantissimo: corruzione.
Secondo l’ipotesi della procura, Cavaliere avrebbe ricevuto nel 2010 una «mazzetta» di mezzo milione di euro dalla società Siram, colosso dell’energia — tanto per fare un paio di esempi è stata la vincitrice di numerosi «appalti calore» delle Usl venete ed è la capofila del pool di imprese che sta costruendo il nuovo padiglione Jona all’Ospedale civile di Venezia —, che avrebbe poi girato a politici della Lega veneta allo scopo di agevolare l’assegnazione di appalti pubblici nella nostra regione. «Fatti inesistenti, chiederò di essere ascoltato dai pm quanto prima e mi tutelerò contro questa macchina del fango», dice Cavaliere, deputato dal 1994 al 2000 e alla guida di Palazzo Ferro-Fini dal 2000 al 2005. «Siram non ha mai eseguito versamenti al movimento politico Lega Nord e il signor Cavaliere non ha mai avuto rapporti con Siram nella veste di politico», è la secca smentita della società.
Ad accusare Cavaliere sarebbero stati l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e l’imprenditore e consulente sandonatese Stefano Bonet, arrestati lo scorso 24 aprile per associazione per delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio e truffa. Questo filone sarebbe dunque una costola dell’indagine che ha travolto la Lega di Umberto Bossi, aprendo la strada alla «rivoluzione» di Roberto Maroni e Flavio Tosi, a cui Cavaliere è vicino. Belsito lo avrebbe tirato in ballo in un interrogatorio di fronte ai magistrati dello scorso maggio, mentre Bonet ne avrebbe parlato a settembre. Decisamente diversa la versione di Cavaliere. «Mentre Belsito l’ho visto una volta in vita mia ed era l’usciere di Balocchi, Bonet lo conosco bene e nell’ottobre del 2008 fondai con lui la Polare, di cui fui l’amministratore – racconta – ma nel settembre successivo ne uscii dopo nemmeno un anno perché di fatto venni estromesso». Quel mezzo milione è una cifra reale, pagata però non da Siram, ma da Polare. «Fu la mia liquidazione, che comprendeva il riconoscimento della mia attività nel trovare clienti, i danni per l’estromissione e il patto di non concorrenza con i clienti, tra cui proprio Siram», continua Cavaliere. Nell’ambito della stessa operazione, 350 mila euro furono versati — secondo il racconto dell’ex presidente — a Claudio Boni, libero professionista nel settore commerciale, che aveva aiutato Cavaliere a trovare i clienti e che è pure lui stato iscritto sul registro degli indagati per la medesima accusa. «Poi io gli diedi anche un’ulteriore quota, regolarmente fatturata, per la collaborazione».
Cavaliere, 55enne architetto, è agguerrito, ma ci ride anche un po’ su. «Per i due anni successivi non ho quasi lavorato, se avessi dato quei soldi al sistema politico veneto, con che cosa avrei vissuto? – dice – Poi mi fa sorridere che si dica che io dovevo agevolare Siram: vince appalti da decenni». Ai finanzieri, che dopo l’abitazione hanno perquisito anche il suo ufficio a Treviso, ha consegnato alcuni depliant e un vecchio piano industriale di Siram. «Materiali dell’epoca, io credevo molto nell’idea di creare una società per progetti di ricerca e sviluppo – continua l’ex parlamentare – avevamo avviato uno studio per una centrale a biomasse e biogas». Dopo aver lasciato la politica nel 2006 e aver tentato lo scorso anno di diventare proboviro del Carroccio, ora Cavaliere è un semplice militante. «Sono un iscritto, frequento le feste locali anche per mantenere le vecchie amicizie, ma ora lavoro e anche sodo – conclude – sto partendo, devo fare 400 chilometri e domani mattina (oggi, ndr) devo incontrare dei clienti. Che cosa diranno vedendo il mio nome sui giornali?».
Alberto Zorzi – Corriere del Veneto – 28 novembre 2013