Ieri non ci sono state le temute reazioni dei mercati sullo spread, sui titoli bancari ma Sergio Mattarella ha ritenuto comunque più opportuno muoversi con prudenza. Molti sono stati i contatti e le valutazioni che ha scambiato ai massimi livelli – anche con Mario Draghi – e alla fine ha maturato la convinzione che senza un varo definitivo della legge di stabilità non ci sono le condizioni per aprire la crisi e le consultazioni.
Tra l’altro nel fine settimana è atteso anche il decreto sul Monte dei Paschi e dunque superare il giro di boa della settimana – o al massimo lunedì – è lo scenario temporale di maggior tutela per il Paese. È sulla base di queste conclusioni – condivise con Matteo Renzi – che nel colloquio di ieri mattina gli ha chiesto di congelare le dimissioni e presentarle formalmente solo alla fine dell’iter parlamentare della manovra che dovrebbe concludersi al Senato venerdi. Questo comporterà un allungamento del Governo di qualche giorno, lunedì al massimo.
Nel faccia a faccia della mattinata l’ipotesi della “sospensione” era stata accolta da Renzi che però ha voluto aspettare di riunire il Consiglio dei ministri prima di comunicare formalmente al capo dello Stato la sua scelta. E dunque in serata è tornato al Quirinale, si è impegnato ad andare avanti ancora per qualche giorno e ha scambiato qualche idea con il Colle sul dopo. Certo è che con un suo addio repentino, l’ipotesi più forte sarebbe stata quella di un Governo Padoan proprio per seguire il percorso della legge di stabilità e i provvedimenti relativi alle banche ma – ora – si possono aprire anche nuove ipotesi tra cui quella di Pietro Grasso. O anche nomi più vicini al premier. Insomma, le caratteristiche del nuovo presidente del Consiglio potrebbero essere anche più “politiche” e meno tecniche per accompgnare un lavoro non facile che è quello di trovare un accordo per cambiare l’Italicum.
Come si sa, al Quirinale si dà priorità alle scelte del partito di maggioranza relativa e del suo segretario che avrà il compito di indicare quale soluzione per il dopo. Dunque si attende la direzione inizialmente programmata per oggi ma poi slittata per dare tempo di costruire un quadro “fermo” da portare al Colle. Su un punto il premier e il capo dello Stato sono d’accordo: procedere con ordine, senza strappi e senza mettere in circolo incertezze dannose alla reputazione italiana già alle prese con l’ennesima crisi nell’arco di tre anni.
La road map per il momento prevede che nel fine settimana – lunedì al massimo – Renzi dia ufficialmente le dimissioni e che si apra subito il percorso della crisi con le consultazioni. Compito di Mattarella sarà verificare l’esistenza di una maggioranza, e se sussista quella attuale, per affidargli innanzitutto il compito di riscrivere la legge elettorale che attende anche il responso della Consulta. Perfino al Colle non scommettono che si possa arrivare alla scadenza naturale della legislatura anche se nel comunicato di ieri alcune indicazioni sono molto precise. «Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento». Il riferimento è alla legge di stabilità ma Mattarella tiene molto anche a due appuntamenti internazionali – a marzo le celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma che fecero nascere l’Europa e a fine maggio il G7 a Taormina. È anche tenendo conto di queste due date che in Parlamento già si fanno i conti sulla scadenza del voto anticipato. A giugno o a settembre?
Il Sole 24 Ore – 6 dicembre 2016