Dopo due anni di pandemia, le persone hanno ormai imparato a riconoscere la differenza tra le mascherine chirurgiche e quelle più performanti, come le Ffp. Ma tra queste ultime le differenze possono essere molteplici, a partire dalla classe – Ffp1, Ffp2 e Ffp3 – a cui corrisponde una diversa capacità di filtrare l’aria. Molto importante poi è imparare a leggere la marchiatura stampata su ciascun pezzo.
“Su ogni mascherina devono essere presenti cinque elementi distinti. Il più importante è il codice identificativo dell’organismo indipendente che rilascia la certificazione per l’immissione in commercio”, spiega Federico Pecoraro, vicedirettore del dipartimento laboratori di prova di Accredia, l’ente unico nazionale che si occupa di accreditare e verificare la competenza dei soggetti certificatori. “Il prezzo della mascherina non lo ritengo un elemento utile per giudicarne la qualità – prosegue Pecoraro – perché può essere influenzato dalle modalità di produzione e dalla provenienza”. A tutela del consumatore in ogni caso, le autorità di controllo, cioè i Nas dei carabinieri, la Guardia di finanza, le camere di commercio e l’Agenzia delle dogane, svolgono dei test a campione sulle mascherine presenti sul mercato e al loro ingresso in Italia. “Noi abbiamo riscontrato un 12% di prodotti non conformi e che non rispondevano ai requisiti della norma”, spiega Silvia Fremiotti, coordinatrice dei test di conformità dell’Agenzia delle Dogane.
Di Francesco Giovannetti