Corriere del Veneto. Scoppia il caso delle mascherine FFP3, all’Usl di Venezia. Giudicate «inidonee» quelle passate da Azienda Zero, il cervello amministrativo della Sanità veneta che distribuisce i dispositivi di protezione a tutti gli operatori degli ospedali e delle strutture territoriali, l’Usl 3 Serenissima se le è comprate da sé, strappando pure un miglior prezzo di gara: 1,45 euro l’una contro l’1,98 pagato da Azienda Zero, che teoricamente con gli acquisti centralizzati dovrebbe ottenere condizioni più convenienti. In questo caso parliamo del modello di mascherine a più alta protezione, dotato di filtro e in uso nei reparti maggiormente esposti al Covid-19, come le Malattie infettive.
La vicenda nasce dalla nota del 7 dicembre 2020 con cui la dottoressa Daniela Barzan, a capo della Farmacia ospedaliera dell’ospedale di Mirano che segue il rifornimento dei dispositivi citati per tutti gli ospedali veneziani, afferma: «Le mascherine per la protezione delle vie respiratorie FFP3 in arrivo da Azienda Zero, al prezzo di 1,98 euro cadauna, sono state considerate inidonee», e «ne richiede l’acquisto per imminente azzeramento delle scorte». Lo riporta la «determinazione dirigenziale» del 20 gennaio scorso firmata dal responsabile del Provveditorato Economato e Logistica dell’Usl Serenissima, Roberto Marin, che scrive: «Alla luce di quanto sopra espresso, risulta necessario procedere ad un affidamento di mascherine facciali filtranti monouso per almeno sei mesi, periodo entro il quale si presume che il rischio Covid-19 diminuisca. Considerato che nell’ultimo anno il consumo di tale prodotto è stato di circa 15mila pezzi, risulta ragionevole e prudente provvedere alla fornitura di 7.500 mascherine FFP3. A tal fine si è quindi acquisita l’offerta da parte della ditta Cardiva srl, che offre un prodotto valutato idoneo dal Servizio Prevenzione, al prezzo di 1,45 euro cadauna. Tale prezzo — recita il provvedimento — risulta inferiore ai prezzi OPRVE (Prezziario Regione Veneto, ndr ) del primo semestre 2020. Il 14 gennaio è stata attivata una procedura di affidamento diretto e il 15 la ditta ha confermato l’offerta. Si ritiene pertanto — conclude Marin — di affidare alla Cardiva srl la fornitura di 7.500 semi-maschera facciale filtrante monouso FFP3 senza valvola con barretta nasale flessibile ed elastici auricolari al prezzo di 1,45 euro l’una».
Per una spesa complessiva di 11.419 euro, Iva inclusa che, si legge nel documento, «verrà registrato a carico di un budget riservato agli incentivi per le funzioni tecniche da assegnare al personale, nelle more della definizione di apposito regolamento aziendale per la quantificazione e ripartizione dello stesso».
Ma perché solo per l’Usl di Venezia le mascherine passate da Azienda Zero a tutti i reparti ad alto rischio degli ospedali veneti sono «inidonee»? Nei magazzini regionali ce ne sono 28.168.348 (14.819.458 di chirurgiche, 11.615.657 di FFP2 e 1.733.233 di FFP3). Interpellata, dopo una giornata di consultazioni e confronti interni, l’Usl Serenissima fa un passo indietro con una nota ufficiale: «La responsabile della Farmacia ospedaliera, dottoressa Daniela Barzan (che secondo il provvedimento di Marin «considera inidonee le FFP3 in arrivo da Azienda Zero», ndr ), conferma che le mascherine FFP3 acquistate da Azienda Zero sono idonee e come tali sono state utilizzate nei vari reparti degli ospedali e nei servizi. Il provveditore Roberto Marin precisa che l’acquisto effettuato con la determinazione dirigenziale è relativo ad una richiesta formulata dal direttore delle Malattie Infettive, dottor Sandro Panese, con riferimento ad alcuni specifici contesti di utilizzo propri di talune attività del suo reparto».
Insomma, le FFP3 sono inidonee solo per le Malattie Infettive e solo in «contesti specifici» non meglio precisati, ma non per gli altri reparti ad alto rischio. «Il fatto è che di tutti i tipi di mascherine, anche delle FFP2, vengono prodotti vari modelli — spiega al telefono il dottor Panese — alcuni sono più confacenti all’uso che dobbiamo farne, e anche più sicuri, rispetto ad altri. Perché aderiscono meglio al viso, non si spostano mentre parli, sono meno lasche e più confortevoli, hanno elastici con una migliore resistenza. Però tutte le mascherine in uso da noi sono omologate, hanno il marchio CE, da questo punto di vista niente da dire». «Finora non erano mai emersi problemi di questo genere — assicura Giovanni Leoni, segretario regionale Cimo (ospedalieri) e chirurgo all’ospedale di Venezia — ma domani farò un approfondimento sui sette hub del Veneto».