Repubblica. L’annunciata ordinanza con cui il ministero alla Salute permette di togliere la mascherina all’aperto è arrivata e contiene anche un passaggio sull’uso della protezione al chiuso. «Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private», è scritto nell’articolo 1 dell’atto. Quel giorno, infatti, termina lo stato di emergenza e tutti i provvedimenti di contrasto alla pandemia (salvo quello sull’obbligo di vaccinazione per gli over 50) sono destinati a scadere. Probabilmente, pensano al ministero alla Salute, sarà necessario tenere la mascherina al chiuso ancora per un po’. Ma è presto per dirlo, si deciderà più avanti, quando la data di scadenza dell’ordinanza sarà vicina. «Vediamo come arriveremo a quei giorni», dicono dal ministero. Si osserveranno la curva dei contagi, le occupazioni dei letti degli ospedali e gli altri indicatori sull’impatto della pandemia.
Le mascherine all’aperto si potranno togliere da venerdì e appunto fino al 31 marzo. I cittadini dovranno comunque averle con sé, per metterle nel caso in cui si trovino in una situazione di «assembramento o affollamento ». Possono non indossarle i bambini sotto ai 6 anni, chi ha patologie o disabilità incompatibili con il loro uso e chi fa sport.
L’unica Regione che ha deciso di mantenere l’obbligo fino alla fine di febbraio è la Campania: «Non è un grande sacrificio — dice il presidente Vincenzo De Luca — In Campania noi saremo più prudenti che nel resto d’Italia. A volte ho la sensazione che a Roma pensino di cancellare il Covid rompendo il termometro. Ma non è così. Bisogna essere estremamente prudenti». Marzo sarà il mese delle rivalutazioni e non solo per le mascherine. Questo non vuol dire che tutte le restrizioni saranno improvvisamente cancellate con la fine dell’emergenza. Come sempre fatto fin qui, si procederà con graduali allentamenti, come confermato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ipotizza per la primavera anche un uso più limitato del Green Pass, adesso obbligatorio praticamente ovunque.
Di certo si comincerà da stadi e impianti sportivi la cui capienza, nuovamente limitata nel pieno della quarta ondata, verrà intanto riportata al 75% all’aperto e al 60% al chiuso dall’1 marzo e poi — se i dati dei contagi e delle ospedalizzazioni lo consentiranno — potrebbe tornare al 100% dopo poche settimane. È questo il piano su cui stanno lavorando il ministro della Salute Roberto Speranza e la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali. «Si lavora a un primo allargamento, a partire dal 1° marzo, che porterà al 75% e al 60% il limite delle capienze rispettivamente all’aperto e al chiuso — spiegano — Per poi proseguire con riaperture complete qualora la situazione epidemiologica continuasse il trend di calo».
E in controtendenza rispetto alla strada delle riaperture, le Regioni chiederanno oggi al governo di estendere l’obbligo del super Green Pass agli artisti, al personale artistico e di accoglienza dello spettacolo, come ad esempio i lavoratori del teatro. «L’intenzione di affrontare il tema è nata durante il picco della pandemia, per fortuna superato, e quando i teatri pur potendo aprire a massima capienza, per le norme allora vigenti sulle quarantene, hanno dovuto bloccare le recite a causa di alcuni contagi».
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