Intervista all’assessore alle Attività produttive del Veneto
di Enrico Ferro, Repubblica
Le elezioni in Sardegna restituiscono una Lega ai minimi termini.
Roberto Marcato, leghista della prima ora, assessore regionale allo Sviluppo economico in Veneto e zaiano doc, cosa ne pensa?
«Si palesa quanto dico da mesi. Serviva una riflessione profonda quando abbiamo avuto le prime avvisaglie pesantissime di una inversione di rotta: mi riferisco alle sconfitte clamorose a Vicenza, Padova e Verona».
Cos’è successo dopo quegli esiti elettorali?
«Assolutamente nulla. Non è stata fatta alcuna riflessione. Ora bisogna correre ai ripari. Se non lo vorranno fare si assumeranno la responsabilità delle scelte, come sempre accade».
Pensa che il voto in Sardegna possa essere una sorta di anticipazione di quello che potrà accadere alle prossime europee?
«Spero di no, ma i segnali cheabbiamo avuto nell’ultimo periodo sono chiari. Quello che più mi preoccupa però non sono i risultati negativi, che vanno e vengono, ma la mancanza di reazione e di conseguenti contromisure».
Una contromisura auspicabile potrebbe essere il ritorno al nome originario con l’abbandono di “Salvini premier”?
«Non sono un nostalgico, ma che la Lega debba ritornare a essere il sindacato del territorio, su questo non ci sono dubbi. Che Roma abbia dimostrato tutta la sua incapacità di leggere i territori non ci sono dubbi.
Che il federalismo e l’autonomia siano le uniche vie percorribili, nemmeno su questo ci devono esseredubbi. Noi siamo la Liga veneta e la Lega deve tornare la Lega».
Di fronte a un tonfo alle prossime europee, secondo lei ci sarà un cambio di leadership?
«Non spetta a me dirlo ma vittorie e sconfitte hanno sempre dei padri».
Cosa pensa della candidatura del generale Vannacci?
«Non capisco cosa possa centrare Vannacci con la nostra storia. Io voglio vivere in un mondo in cui anche Vannacci scrive libri e dice ciò che vuole. Però quello che dice non c’entra nulla con il nostro patrimonio culturale, senza togliere il fatto che non penso sia un sostenitore del federalismo e dell’autonomia. E poi posso dire una cosa?».
Prego.
«Vannacci dice cosa pensa degli eterosessuali? No. E allora perché deve rendere nota la sua idea sugli omosessuali? Ripeto, restiamo sui problemi dei territori: i poveri, gli anziani, le partite Iva».
È una sua posizione personale o parla anche a nome di altri?
«Sono quotidianamente sollecitato da cittadini e militanti leghisti su questo tema. Penso di rappresentare il sentire comune della base. Basta andare nelle aziende, nei negozi, sulle strade. Basterebbe parlare con la gente. Sono cose che dico da anni».
Tuttavia, i risultati del suo partito si confermano sempre più negativi.
«Bisogna capire perché abbiamo raggiunto questi risultati negativi e reagire di conseguenza. Ciò che non bisogna mai fare è pensare che le cose possano cambiare senza un intervento. Abbiamo un patrimonio importante da salvaguardare ma al momento non vedo cambi di rotta».