Le autorità del Ghana hanno confermato due casi sospetti positivi al virus di Marburg, simile al virus Ebola, che sarebbero i primi nel Paese e i secondi nell’Africa Occidentale, dopo che il virus è stato identificato l’anno scorso in Guinea. Il direttore generale del servizio sanitario ghanese, Patrick Kuma-Aboagye, ha detto che «si è sospettato della malattia (la febbre emorragica di Marburg, ndr) dopo l’identificazione di due persone che corrispondevano alla definizione di febbre emorragica acuta, in due luoghi distinti della regione di Ashanti. I risultati preliminari suggeriscono che l’infezione sia dovuta al virus di Marburg. I campioni sono stati inviati per la conferma all’Istituto Pasteur di Dakar, in Senegal, con l’aiuto dell’Oms». Kuma Aboagye ha anche segnalato che un totale di 34 contatti dei pazienti, entrambi deceduti, «sono stati identificati e messi in quarantena. Sono sotto la supervisione della Direzione regionale di sanità di Ashanti». Ha poi invitato la popolazione a recarsi dal medico se si accusano sintomi della malattia.
Il rappresentante dell’Oms nel Ghana, Francis Kasolo, ha detto che «le autorità sanitarie sono sul terreno, indagano sulla situazione e si preparano per rispondere ad un possibile focolaio. Stiamo lavorando da vicino per aumentare il rilevamento, il tracciamento dei contatti e siamo preparati per controllare la propagazione del virus». Kasolo ha sottolineato che l’Oms sta dispiegando esperti per appoggiare le autorità ghanesi in questi sforzi.
I sintomi della malattia provocata dal virus di Marburg includono mal di testa, rigurgito di sangue e dolori muscolari. L’infezione si trasmette con il contatto con sangue infetto e altri fluidi o tessuti corporali. Non esistono vaccini né cure approvate per affrontare questo virus. In Africa, si sono registrati focolai e casi sporadici in Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sudafrica e Uganda, in aggiunta al caso rilevato nell’agosto del 2022 nella prefettura di Gueckedou, nel sud della Guinea. Si chiama virus di Marburg perché il primo focolaio conosciuto, con una trentina di persone colpite, si verificò in Germania Occidentale nel 1967, a Marburg e Francoforte, con altri due casi a Belgrado, in Jugoslavia. A provocarlo furono alcuni cercopitechi infetti, che vennero spediti a tre diversi laboratori in Europa.
Il Tempo