“Per me la questione OGM è presto riassunta: non possiamo de valorizzare la nostra agricoltura di qualità e il buon nome del “made in Veneto” e “made in Italy” consentendo produzioni che possono essere prodotte identiche a basso costo in altre parti del mondo.
Significa semplicemente svendere la nostra agricoltura, il nostro territorio e la nostra identità a società multinazionali che non hanno alcun interesse per la sopravvivenza delle nostre imprese”.
Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, ribadisce la sua contrarietà non ideologica, ma molto materiale ed economica alle pretese di chi “pensa di guadagnare qualche euro in più di fatto a spese degli altri agricoltori, che si spezzano la schiena per proporre qualità, tipicità, pulizia e sicurezza. Se il 75 per cento degli italiani e degli europei sono contro gli organismi geneticamente modificati, la pretesa di coltivarli somiglia a quella di un venditore di stufe all’equatore: il sospetto che gli interessi veri in gioco siano altri è legittimo. Noi, la nostra agricoltura e i nostri imprenditori soffrono per la concorrenza di una mondializzazione senza qualità ma sanno che è folle inseguire la medesima strada”. “A chi dice che non se ne può fare a meno, ricordo che i nostri allevatori di bovini di qualità, cui eventualmente una simile produzione si volesse rivolgere, concordano sul fatto che siano vietati sull’intero territorio regionale la coltivazione e l’allevamento di animali geneticamente modificati OGM, relegando eventualmente queste pratiche a puri utilizzi sperimentali in luoghi ben isolati e controllati”.
“La decisione del TAR del Lazio ci mette peraltro davanti ad uno scenario bizzarro, rispetto alle più recenti dichiarazioni sull’argomento da parte della Commissione Europea, che ha formalmente annunciato un cambiamento di rotta anche normativo, ma soprattutto rispetto alla situazione italiana, dove le istituzioni costituzionalmente competenti in materia agricola, cioè le Regioni, si sono unanimemente pronunciate perché in Italia non ci siano OGM, impegnando il governo a sostenere questa posizione a Bruxelles e ad applicare le clausole di salvaguardia. Tradotto in termini più giurisprudenziali: le Regioni hanno formalizzato il loro “no” a regole di coesistenza con organismi OGM. Il che significa che hanno deciso – ha concluso Manzato – che le regole di coesistenza sono le seguenti: nel territorio italiano non si possono coltivare OGM. E il Governo deve solo prenderne atto”.
(AVN) – Venezia, 24 giugno 2011