Accelerare i tempi della manovra-bis e allinearla al varo del Def che avverrà la prossima settimana. Non lasciare alibi a quell’Europa che si «irrigidisce sui decimali», rompere gli indugi e rilanciare sulla crescita, la domanda interna, il taglio delle tasse. Ecco il piano del governo per affrontare le prossime, vicinissime, scadenze di finanza pubblica.
Al Forum Confcommercio di Cernobbio il premier Paolo Gentiloni assicura che vuole «insistere nella diminuzione della pressione fiscale» a vantaggio «della ripresa dei consumi. Lo faremo in primavera e in autunno, anche se forse in autunno sarà meno facile». E pur confermando che «l’impegno per il terremoto è una priorità assoluta» ribadisce «l’impegno a far costare meno il lavoro» e ad affrontare «una regolamentazione diversa del lavoro saltuario e occasionale».
Dietro le dichiarazioni ufficiali il lavorio intenso di questi giorni tra Palazzo Chigi e Bruxelles, con alcune significative novità: tempi più brevi per la manovra- bis e consistenza minore: 2,5 miliardi invece dei 3,4 chiesti dall’Ue. E poi una revisione del cosiddetto “lavoro a chiamata”, che disciplina le prestazioni occasionali dopo l’addio ai voucher.
Sulla manovra la parola d’ordine è fare capire a Bruxelles che siamo disposti ad aggiustare i conti , ma senza uccidere l’economia e quindi vogliamo mettere in campo anche misure per lo sviluppo, a partire dal miliardo che sarà varato per le zone terremotate. Dunque 3,4 miliardi come chiedono i Commissari europei Moscovici e Dombrovskis, pari a 0,2 punti di Pil, di nuove entrate e tagli alla spesa, ma un miliardo “a dare” per il sisma che farà scendere la manovra “netta” a 2,4-2,5 miliardi. Tutto ciò perché il complicato gioco delle regole di Bruxelles prevede che gli investimenti una tantum, come quelli per il terremoto, non vadano a pesare sul deficit nominale. In sostanza possiamo spendere un miliardo senza ansia. La quadratura del cerchio si completa con la lotta all’evasione, che arriverà fino ad 1,5 miliardi, con 100 milioni di aumento di sigarette e, pare, 300 dal pacchetto giochi. Niente Iva e niente aumenti di accise sulla benzina, fedeli all’imperativo renziano che le tasse non si aumentano. Qualcosa tuttavia, almeno indirettamente, sul fronte fiscale entrerà nei provvedimenti della settimana che si apre domani, a partire dalla manovrina: un primo intervento consisterà in una sforbiciata alle 444 tax expenditures, cioè detrazioni e deduzioni fiscali, di cui si parla da tempo e che verranno sfoltite a partire dalle agevolazioni che costituiscono una duplicazione o risultano “obsolete”.
L’ulteriore sfida è quella della crescita. Per questo la sorpresa del Def sarà quella di portare la stima di crescita del 2017, dall’1% fissato nell’autunno scorso all’1,2%. Per l’Italia la forchetta dei previsori sta tra lo 0,9 e l’1,2% e quest’ultima sarebbe la scelta del governo.
Resta il problema del 2018. Il rapporto deficit-Pil sul quale siamo ad oggi impegnati è dell’1,2%: è probabile che il nuovo Def confermi la cifra con la riserva, in autunno, in sede di Nota di aggiornamento, di elevare il deficit all’1,8-2%. In questo modo si aprirebbero margini per sterilizzare, in parte con deficit e in parte con tagli alla spesa, la minacciosa clausola di salvaguardia da 19,5 miliardi che imporrebbe un aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio del 2018. In questo modo si aprirebbe lo spazio per un intervento, nella legge di Bilancio per il prossimo anno. E qui dovrà far sentire il suo effetto il taglio deciso sul costo del lavoro, con il duplice obiettivo di aumentare l’occupazione e spingere la crescit. Sul lavoro a chiamata, infine, l’obiettivo è creare due formule diverse. Per le aziende sopra i dieci dipendenti le regole resterebbero quelle attuali, ma a prestare questo tipo di lavoro potrebbero essere chiamate anche persone tra i 25 e i 45 anni, oggi escluse. Per quelle sotto i 10 dipendentiadempimenti e costi ridotti, ma l’obbligo di avere al massimo un lavoratore a chiamata.
Repubblica – 2 aprile 2017