Via libera delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera alla manovra. Sconto Imu di 50 euro a figlio, pensioni rivalutate fino a 1.400 euro, liberalizzazioni senza taxi. Oggi il decreto in aula alla Camera. Ecco il testo approvato dalle commissioni. La seduta dell’Aula della Camera sulla manovra è stata sospesa in tarda mattinata per riprendere l’esame del decreto alle 16. Nel frattempo si sono riunite le commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio per fare il punto della situazione dopo il rush finale di questa notte. Questa mattina, dopo gli interventi dei relatori, è cominciata la discussione generale che prosegue per tutta la giornata. Dossier manovra. Ecco tutte le novità
Gli animi si erano scaldati quando i due presidenti (Gianfranco Conte del Pdl e Giancarlo Giorgetti della Lega) avevano annunciato che per rispettare i tempi imposti per l’approdo in aula (le 10 di stamattina) ci sarà una tagliola sulle proposte di modifica dei parlamentari e si voteranno solo gli emendamenti del governo e dei relatori. Il voto si è svolto poco dopo la mezzanotte ed è arrivato il via libera.
Pensioni e Ici, si cambia ancora. Pd e sindacati hanno insistito per rivedere il blocco delle indicizzazioni delle pensioni. L’hanno ottenuto: dal blocco saranno esclusi tutti gli assegni inferiori ai 1.402 euro mensili, e non più, come previsto in prima battuta, quelli inferiori i 935. Pdl e Udc volevano a tutti i costi la revisione della norma che reintroduce l’Ici sulla prima casa. Anche loro saranno accontentati: la franchigia di 200 euro verrà innalzata di altri 50 euro per ogni figlio a carico. La ricerca di maggiore equità ha un prezzo: solo queste due misure avevano un impatto sui conti pari ad almeno quattro miliardi di euro. Il governo aveva di fronte a sé due strade: o imporre tagli alla spesa o aumentare tasse e balzelli. Ha scelto di nuovo la seconda strada, e ha scelto soprattutto i più ricchi. Monti lo ammetterà candidamente in Commissione: alternative, dice lui, al momento non ve n’erano. Non è invece chiaro se basteranno a compensare le modifiche a Ici e pensioni.
Ancora tasse
Cambia ad esempio la tassazione sui conti correnti, bancari o postali: fino a ieri bisognava pagare poco più di 34 euro l’anno. Ora quella tassa non è più dovuta per coloro i quali hanno una giacenza media inferiore ai cinquemila euro l’anno. È un aiuto alle decine di migliaia di pensionati che, per via della nuova norma che obbliga lo Stato a non pagare più in contanti oltre i 500 euro, saranno costretti ad aprire un conto corrente in banca o alle Poste. La tassa sui conti correnti aumenta invece per le società (da 72 euro l’anno a 100) e per i libretti di risparmio, finora esclusi dalla tassazione. Pagano dazio i pensionati con assegni lordi superiori ai 200 mila euro l’anno. All’Inpdap ce ne sono 244, all’Inps poco meno di duemila. Ebbene, per loro ci sarà un contributo di solidarietà del 15% su quanto eccede la super-soglia. Aumenta ancora il costo della pensione per i lavoratori autonomi: l’aliquota sale dell’1,3% nel 2012 (nel primo testo era dello 0,3%), di un altro 0,45% l’anno dal 2013 e fino al 2018, quando raggiungerà la soglia del 24%.
La patrimoniale soft
Chi ha beni all’estero deve rifarsi bene i conti. L’emendamento prevede, nel 2012 e 2013, un’imposta di bollo «speciale» (così scrive il testo) pari al «dieci per mille» (l’1%) per chi ha aderito allo scudo. Dal 2014 questi dovranno poi un altro 4 per mille sine die , pena la perdita dell’anonimato. Ma d’ora in poi dovranno pagare una tassa ad hoc anche le attività detenute all’estero e regolarmente denunciate. Per le case è prevista un’imposta pari allo 0,76% del valore del bene. Le attività finanziarie dovranno pagare per due anni un’imposta dell’uno per mille (nel 2011 e nel 2012) e dell’1,5 per mille a partire dal 2013. Non è la patrimoniale sulle grandi ricchezze chiesta da Pd e sindacati, ma ci si avvicina molto. «Quella fattibile», ha spiegato Monti. Capitali all’estero – Tassa su case e attività finanziarie
Non solo il governo ha completamente riscritto la tassa sui capitali scudati, ma tra le novità emerse ieri c’è anche l’introduzione di una nuova imposta sugli immobili all’estero posseduti da cittadini residenti in Italia e sui capitali e le attività finanziarie detenute attualmente fuori dal Paese. A partire dal 2011 è infatti istituita un’imposta sul valore degli immobili situati all’estero e a qualsiasi uso destinati dalle persone fisiche residenti in Italia. L’imposta è pari allo 0,76% del valore degli immobili risultante dall’atto di acquisto o, in mancanza, del valore di mercato. Sempre dal 2011 è istituita un’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero. L’imposta è pari all’1 per mille annuo per il 2011 e il 2012 e dell’1,5 per mille a decorrere dal 2013.
Conti correnti – Sparisce l’imposta di bollo per i depositi inferiori ai 5.000 euro
La lotta al contante passa attraverso una mezza rivoluzione delle tasse che pesano sui conti correnti e i libretti postali. L’imposta di bollo annuale, pari a 34,20 euro, non si paga più se la giacenza media annua resta sotto la soglia dei 5 mila euro. Quella che versano invece imprese, società e tutte le persone giuridiche con l’anno nuovo sale invece da 73,8 a 100 euro, con un incremento di 26,2 euro. La stessa disciplina si applica per i libretti di risparmio postale che fino ad ora erano esenti da questo tipo di imposta. Inoltre i Buoni fruttiferi postali saranno tassati dello 0,1% nel 2012 e dello 0,15% a partire dal 2013. Secondo la norma i Buoni saranno tassati alla scadenza con l’applicazione dell’aliquota sul valore dello strumento finanziario. L’impatto minimo prelevato sarà pari a 32,2 euro mentre l’importo massimo, limitatamente al 2012, arriverà a 1.200 euro. Per tutti gli estratti conto, infatti, a partire dal 2013 non ci sarà più il limite massimo di 1200 euro per l’imposta di bollo sugli estratti conto, mentre rimarrà il limite minimo di 34,2 euro.
Previdenza – Regole più morbide per le donne, salvi i lavoratori in mobilità
Le donne potranno andare in pensione di vecchiaia a 64 anni se al 31 dicembre 2012 avranno almeno 20 anni di contributi oppure ancora a 60 anni d’età. Il governo ha deciso di attenuare l’accelerazione dell’innalzamento dell’età per le donne nel privato per evitare casi di rincorsa delle pensioni. Invece i lavoratori che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012 e che, prima dell’entrata in vigore del decreto salva-Italia abbiano maturato i requisiti per il trattamento pensionistico entro l’anno, possono andare in «pensione anticipata al compimento di un’età anagrafica non inferiore a 64 anni». Inoltre chi andrà in pensione prima dei 62 anni avrà una riduzione delle quote di trattamento pari a 1 punto percentuale e non più 2%. Un’ultima novità inserita ieri nella manovra risolve il problema dei lavoratori in mobilità, a cominciare dai casi di Termini Imerese e dell’Alenia, che ad accordi fatti si trovavano con le regole previdenziali modificate: il governo ha infatti deciso di aumentare da 50 a 65 mila il bacino di quei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro che vanno in pensione con le vecchie regole.
Enti pubblici – Stop al cumulo dell’indennità dei magistrati
Stop ai cumuli di indennità per magistrati, avvocati e procuratori dello Stato chiamati all’esercizio di funzioni direttive presso ministeri o Enti pubblici. Un emendamento dei relatori alla manovra dispone infatti che i magistrati ordinari, amministrativi, militari e contabili, nonché gli avvocati e i procuratori dello Stato che sono chiamati (conservando il trattamento economico riconosciuto dall’amministrazione di appartenenza) all’esercizio di funzioni direttive anche come fuori ruolo o in aspettativa, presso ministeri, enti pubblici o Authority non possano «ricevere a titolo di retribuzione o di indennità per l’incarico ricoperto, o anche soltanto per il rimborso delle spese, più del 25% dell’ammontare complessivo del trattamento economico percepito». Tutte le risorse che verranno recuperate verranno annualmente versate al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
liberamente tratta da “La Stampa” – 14 dicembre 2011