Il numero decisivo è cinque. Al di sotto dei cinque dipendenti le aziende dovrebbero avere di nuovo uno strumento simile ai voucher , anche se con qualche tutela in più per il lavoratore. L’emendamento alla manovrina che il governo doveva presentare ieri sera alla Camera non è ancora arrivato. E alla fine potrebbe portare la firma del relatore, che farebbe la sintesi delle proposte già presentate dai vari partiti. Una strada pensata per sottrarre l’esecutivo alle polemiche che stanno già montando, visto che è stato lo stesso governo a cancellare i voucher , per sbarrare la strada al referendum abrogativo della Cgil che altrimenti si sarebbe tenuto domenica prossima. I contenuti, però, dovrebbero essere quelli studiati dal governo, dei quali si era parlato negli ultimi giorni.
Per le aziende al di sotto dei cinque dipendenti i nuovi voucher prenderebbero la forma di un contratto standard da chiudere sul sito internet dell’Inps. Il valore sarà di 12,50 euro l’ora lordi, più alto dei vecchi voucher che valevano 10 euro. Una differenza dovuta al maggior peso dei contributi, a carico dell’azienda, in grado di sostenere un po’ di più la futura pensione del lavoratore. Ci saranno due tetti, più bassi rispetto a quelli dei vecchi buoni : non più di 5 mila euro l’anno per la singola impresa, non più di 2.500 euro l’anno per il singolo lavoratore. Al primo utilizzo, inoltre, il nuovo voucher dovrebbe avere una durata minima di quattro ore. Il tutto sarà tracciabile, con il nome del lavoratore comunicato subito all’Inps e non in un secondo momento come con il vecchio sistema.
Per la aziende al di sopra dei cinque lavoratori, invece, ci sarebbe un allargamento del cosiddetto lavoro a chiamata, già oggi possibile. Resterebbe il limite delle 400 giornate di lavoro nell’arco dei tre anni, superato il quale scatterebbe l’obbligo di assunzione stabile. Mentre verrebbero eliminati i limiti d’età, che oggi consentono di utilizzare questo contratto solo per chi ha meno di 25 anni o più di 55.
Per le famiglie che con i voucher pagavano colf, baby sitter e badanti — poche in realtà — verrebbe creato il libretto familiare, una sorta di carta prepagata in chiave anti evasione. Anche questa con un limite di 2.500 euro l’anno per singolo lavoratore. La proposta dovrebbe essere formalizzata oggi, tenendo conto che da lunedì la manovrina sarà in Aula alla Camera con inevitabile voto di fiducia. Mdp, il partito nato dalla scissione del Pd, ha già detto che voterà no, seguendo la Cgil. Alla Camera non sarebbe un problema perché la maggioranza reggerebbe. Al Senato, dove il margine è più risicato, finirebbe con una battaglia all’ultimo voto. Potrebbe essere questo il caso su cui far cadere il governo per andare a elezioni anticipate?
L’esecutivo ha presentato un emendamento sui «super poteri» dell’Anac, l’Autorità anti corruzione, sui quali un mese fa era scoppiato un caso politico. In caso di appalto sospetto, l’Autorità guidata da Raffaele Cantone potrà scrivere un parere motivato all’azienda che ha bandito la gara. E se le sue osservazioni non saranno tenute in conto potrà fare ricorso al Tar. Tra le modifiche già approvate, una porta la firma della Lega: l’obbligo per gli organizzatori di eventi e concerti di farsi carico delle eventuali spese supplementari per la sicurezza e il traffico, oggi a carico dei Comuni che pagano gli straordinari ai vigili urbani. C’è poi la creazione di un fondo da 44 milioni di euro per le mense scolastiche bio, che porta il segretario del Pd Matteo Renzi a ringraziare Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole e suo vice al partito. E anche lo sblocco del turn over, cioè la possibilità di sostituire tutti i dipendenti che vanno in pensione, per i Comuni fino a 3 mila abitanti.
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 25 maggio 2017