Non sono gli emendamenti l’oggetto della battaglia politica e parlamentare sulla manovra in Senato, visto che il decreto e’ blindato e il governo, con ogni probabilita’ porra’ la fiducia
Sono invece gli ordini del giorno, cioe’ gli impegni futuri che si chiede all’esecutivo di onorare, al centro di un braccio di ferro dei partiti con il governo e anche tra gli stessi gruppi. Primo tra tutti quello sull’asta sulle frequenze Tv. Ieri alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, quando alle 12 e’ scaduto il termine per presentare gli emendamenti, sono arrivate 180 proposte di modifica: 46 dall’Idv, 60 dalla Lega e i restanti da singoli senatori. Ma il governo non ha alcuna intenzione di toccare il decreto, che obbligherebbe una terza lettura alla Camera.
Un segnale negativo per i mercati, specie in periodi turbolenti come questi. E infatti il vice ministro Vittorio Grilli ha aperto a correzioni in successivi provvedimenti (”semmai piu’ avanti”). E parere negativo e’ stato dato dai relatori delle due commissioni, Paolo Tancredi (Pdl) e Giuliano Barbolini (Pd). Il governo dunque e’ intenzionato a blindare il testo stanotte in commissione e a porre la fiducia gia’ domani in aula, quando il decreto arrivera’ alle 9,30; anche per le insistenze di Pd, Pdl e Udc che vogliono evitare di regalare a Idv e Lega tre giorni di ”ribalta”. Ma i capigruppo di Lega e Idv, Federico Bricolo e Felice Belisario, criticano la mancanza di un confronto vero. Se non ci sono speranze per gli emendamenti che le commissioni esamineranno nella seduta notturna, diverso e’ il discorso per gli ordini del giorno.
Il problema e’ che alcuni di essi creano problemi all’interno della maggioranza parlamentare che sostiene il governo Monti.Il piu’ noto e’ quello che chiede l’abrogazione del cosiddetto ”beauty contest” per assegnare le frequenze Tv, prevedendo invece un’asta onerosa: lo propongono il Pd, Idv e la Lega, ma appena ieri Silvio Berlusconi aveva chiuso il discorso. Ma anche altri ordini del giorno presentati dal Pd collidono con le istanze del Pdl: per esempio alcuni sulle liberalizzazioni nelle professioni o quello che chiede al governo un accordo con la Svizzera, simile a quelli sottoscritti da Germania e Gran Bretagna, per tassare i capitali depositati nelle banche Svizzere.
Poi ci sono quelli che imbarazzano il governo, come quello dell’Udc sull’Imu sugli edifici rurali, o il documento del Pd che chiede una correzione della riforma delle pensioni per i lavoratori precoci. Le resistenze dell’esecutivo hanno sempre la stessa motivazione: le coperture. Il messaggio ai mercati deve essere quello che d’ora in poi non ci saranno piu’ smagliature al rigore fiscale.
21 dicembre2011 – Ansa