Ritorna da subito in vita, già tra lunedì e martedì prossimi, il superticket sanitario da 10 euro su visite specialistiche e analisi mediche.
E dal giorno dopo l’entrata in vigore della legge di conversione della manovra, i governatori avranno davanti a sé tre strade: o farlo pagare ai cittadini, o decidere ciascuna per sé (se mai ce la faranno) di non applicarlo e di finanziare con le proprie risorse i 381 milioni che servono, oppure applicare una sventagliata di altri mini ticket. Insomma, una stangata in più, e stavolta già per il 2011, per l’assistenza sanitaria. Che a questo punto, sommando tutti i tagli fino al 2014 previsti dal decreto, porterà in dote alla manovra un dimagrimento della spesa sanitaria superiore a 8,7 miliardi.
La sorpresa sui ticket, l’ennesima della manovra, è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri nel pacchetto di emendamenti consegnati dal relatore del decreto alla commissione Bilancio del Senato. Il classico fulmine a ciel sereno che ha mandato su tutte le furie i governatori, soprattutto perché appena un’ora prima, nell’incontro con Tremonti, erano stati rassicurati che non ci sarebbero stati nuovi tagli a loro carico nel 2011-2012, in aggiunta a quelli già pesantissimi e strutturali dal 2013-2014: 16,3 miliardi, sanità inclusa, il 48,7% del riequilibrio dei conti pubblici dal 2011.
Nati con la Finanziaria 2007 e proposti da Prodi-Turco insieme al ticket da 25 euro sui codici bianchi in pronto soccorso (che oggi non applica solo la Basilicata), i ticket da 10 euro su visite specialistiche e analisi finora non sono mai diventati realtà. Tutti i Governi avevano fin qui finanziato con risorse statali gli 836 milioni di introiti previsti. E anche per quest’anno, dopo il finanziamento fino a tutto maggio, la manovra ha messo sul piatto col testo iniziale i 486 milioni ancora necessari da giugno a dicembre. Ma ora l’emendamento del relatore cambia le carte in tavola: il Governo finanzia solo i 105 milioni necessari per evitare la rinascita del superticket «da giugno all’entrata in vigore della legge di conversione del decreto». E poiché il decreto sarà pubblicato a rotta di collo in Gazzetta, è prevedibile che il superticket potrà rinascere tra lunedì e martedì. Sempreché, come detto, le Regioni non decidano altrimenti, pagando da sé le somme necessarie, oppure spalmando su altri balzelli sanitari i 381 milioni che mancano all’appello.
Potrebbe così capitare ancora una volta – ed è ormai costume in quello che è ormai un vero e proprio fa-da-te locale di ticket – che da una parte il superticket si pagherà, altrove no; o che venga diversamente graduato a seconda della forza finanziaria di ogni Regione. Al Sud, già nel baratro dei conti di asl e ospedali, il rischio sarà più elevato. Come del resto è ormai scontato che nel 2012 lo Stato non integrerà mai gli 836 milioni necessari: i ticket da 10 euro, o una qualche loro forma sostitutiva, il prossimo anno saranno una quasi certezza.
Immediate le reazioni di tutti governatori, senza distinzione di casacche politiche. «Decisione sbagliata, sciagurata e dannosa», ha attaccato Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd). «Scelta unilaterale e ingiusta, una doppia beffa», ha aggiunto Renata Polverini (Lazio, Pdl). Per niente convinto anche il lombardo Roberto Formigoni (Pdl). Non a caso i governatori temono che l’effetto dei tagli alla sanità sarà di far finire nel baratro dei piani di rientro dai deficit di asl e ospedali tutte le Regioni. Anche quelle oggi «virtuose». E non a caso si mette sotto accusa nel complesso la manovra e i tagli decisi dal Governo: «Basta col gioco del cerino. I servizi locali sono a rischio. Con questa manovra il federalismo fiscale non è attuabile».
Sanita.ilsole24ore.com – 14 luglio 2011