Dai 61 milioni in Lombardia fino ai 2 nel Molise e ai 3 o poco più a Trento e Bolzano. Le Regioni fanno i conti delle somme da recuperare
Dopo che il Governo ha deciso di non finanziare più per tutto l’anno, dal momento dell’entrata in vigore della legge di conversione del decreto-manovra, il superticket da 10 euro su visite e analisi specialistiche. Per il 2011 servono 381 milioni. E almeno 834 milioni nel 2012 per tutto l’anno e così negli anni a venire. I governatori devono decidere: rinascerà da subito, compiuti tutti gli atti amministrativi necessari, il superticket e pagheranno gli assistiti? Oppure si troveranno fondi nelle pieghe dei bilanci locali per evitarli? Oppure si userà un mix di mini ticket?
È questa, nell’immediato, la preoccupazione delle Regioni dopo la sorpresa della rinascita del superticket da 10 euro. Perché è chiaro che non tutte hanno possibilità di recuperare fondi nei propri bilanci per evitare il balzello, almeno per quest’anno. Operazione più complicata per un anno intero. Qualsiasi decisione sarà presa solo carte alla mano, con tanto di delibere di giunta e dopo prevedibili e infuocati dibattiti politici. Le Regioni più ricche, intanto, dovrebbero evitare per quest’anno l’applicazione del maxi balzello. Quelle più dissestate, proprio per i bilanci in bilico di asl e ospedali, avranno ben più difficoltà.
In Lombardia, ad esempio, il salasso potrebbe essere evitato. Ma al Nord ci stanno pensando anche altre Regioni. Mentre da Roma in giù sarà assai più difficile riuscire ad aggirare la stangata pagando con altre risorse finanziarie regionali. L’applicazione del superticket non sarà necessariamente immediata, dunque non avrà effetto fin da lunedì o martedì prossimi. Ci vorrà del tempo – ma non troppo – per decidere localmente e, nel caso, per predisporre tutte le procedure amministrative, compresa l’eventuale e non facile informazione ai cittadini, i primi e veri colpiti dalla nuova tassa sanitaria. Il Governo, d’altra parte, a questo punto si è tolto dal bilancio il fardello: lo Stato non pagherà più, ci pensino le Regioni e decidano loro autonomamente. E politicamente se ne prendano la responsabilità davanti ai propri cittadini-elettori.
Un comportamento che ha fatto subito gridare ai governatori l’accusa di «pericoloso gioco allo scaricabarile» da parte del Governo. Proprio mentre il capitolo-sanità si conferma il nervo scoperto dei bilanci regionali. Perfino nell’immediato futuro, si ipotizza, nelle Regioni con i conti in ordine, che anche loro presto potrebbero finire nel tritacarne dei piani di rientro per i disavanzi sanitari. I tagli della manovra – 7,5 miliardi fino al 2014 – mettono sempre più in pericolo i conti della sanità.
Fatti i conti, il superticket si sommerebbe all’attuale franchigia. E così, accusa la Cgil, converrebbe fare gli esami privatamente, pagare la franchigia ed evitare il superticket: «Un regalo al mercato della sanità e un grave danno al Ssn». IL rappresentante dei governatori, Vasco Errani (Emilia Romagna, ha mette in guardia: c’è il rischio di dirottare prestazioni e servizi verso il privato. «Si assisterà a un consistente spostamento del pacchetto di prestazioni dal pubblico al privato» concorda Daniela Scaramuccia (Pd), assessore in Toscana. E la governatrice Renata Polverini (Lazio, Pdl) aggiunge: «Una misura iniqua, uno sgarbo istituzionale, che colpirà proprio i cittadini a minor reddito».
Questo sul fronte delle Regioni. Ma anche medici e dirigenti del Ssn sono sulle barricate: giovedì prossimo terranno a Roma gli «stati generali» contro la manovra e in «difesa della sanità pubblica».
Sanita.ilsole24ore.com – 15 luglio 2011