E’ un ritornello che si ripete ogni volta che i soldi per la manovra sono pochi. A maggior ragione quest’anno, con la destra al governo che di risorse per la legge di bilancio ne ha pochissime. A tornare sono le voci di una voluntary disclosure , lo strumento che il fisco mette a disposizione dei contribuenti per regolarizzare la propria posizione. Ma il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ieri ha preso le distanze: «Smentisco categoricamente che sia allo studiouna voluntary disclosure , è un tema peraltro del quale non mi occupo e non mi sono mai occupato».
Ma il problema di come coprire le misure della manovra resta. Al momento, i soldi raccolti dall’esecutivo per la Finanziaria da 25-30 miliardi sono circa 12, compreso il “tesoretto” da 4,5 miliardi, ricavato dal deficit. Che da bottino sicuro rischia di trasformarsi in un pugno di mosche, perchè intanto il Pil sta scendendo e il deficit, al contrario, salendo. Riducendo, fino al rischio di azzerarla, la differenza tra il deficit programmatico e quello tendenziale – la fonte del “tesoretto” – messa nero su bianco ad aprile nelle stime del Documento di economia e finanza. Ecco perchè nel governo non si escludono misure, come sanatorie o condoni, che possono garantire gettito. Per quanto mal viste dalla Ragioneria generale dello Stato che ogni anno è lì a ricordare che le coperturedella manovra devono essere stabili e strutturali.
Per ora il governo non scopre le carte, ma giorno dopo giorno matura la consapevolezza che le risorse mancanti dovranno arrivare da tagli, tasse o appunto sanatorie. Quella sui contanti e i valori che si trovano nelle cassette di sicurezza è un’ipotesi come le tante che circolano in queste ore. Appena abbozzata, ancora sul tavolo delle simulazioni dei tecnici, senza la forza della valutazione politica. Per questo, nelle intenzioni della premier, questa sanatoria doveva restare coperta. E invece èrimbalzata nelle considerazioni di alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, che impropriamente l’hanno elevata a probabile copertura della manovra. Generando la caccia alla “manina” dentro al governo dopo la smentita di Leo. «I rapporti tra Giorgetti e Leo sono ottimi», hanno precisato fonti di via XX settembre per contenere le voci che intestavano a Giorgetti l’accusa di aver scaricato la paternità della norma su Leo. Alcuni deputati di FdI hanno allora spostato il tiro sui funzionari del Dipartimento delle Finanze, che il viceministro ha ridisegnato, generando scontento e malumori.
Resta la tentazione di allungare la lista delle sanatorie. Già lunghissima, dopo le dodici inserite nella legge di bilancio 2022. E poi arricchita con il concordato preventivo biennale e gli altri regimi di favore inseriti nella delega fiscale, come la cancellazione delle sanzioni per i Paperoni che trasferiranno i loro grandi capitali in Italia, ma anche per i super ricchi che risiedono all’estero e che, per interposta persona o tramite trust, possiedono in Italia un patrimonio pari o superiore a 1 milione di euro.
La Repubblica