Repubblica. Colpo di coda affilato della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) che ieri ha creato una giornata di suspense alla Finanziaria ormai ad un soffio dal traguardo. Nell’esaminare gli oltre 200 articoli che sono stati introdotti, con una intesa bipartisan, dalla Commissione Bilancio del Senato durante l’esame record degli ultimi dieci giorni, è intervenuta su oltre 70 norme: di 14 articoli ha chiesto la cancellazione e oltre 60 la correzione. Di fatto circa un terzo del lavoro della Commissione Bilancio è stato posto alla sbarra. Nel mirino, tra l’altro, il provvedimento che abolisce l’Iva sui vaccini, sui tamponi e sulla diagnostica Covid (complessivamente 400 milioni) che pare manchi di copertura e quello che prevede la “nona” manovra di salvaguardia per gli esodati giudicato eccessivamente oneroso (34,9 milioni per un ultimo intervento riguardante 2.400 persone).
Di conseguenza, motori spenti: il testo di 1.029 commi di cui ieri era cominciata la discussione nell’aula di Montecitorio è stato rispedito in Commissione Bilancio per aderire alle richieste della Rgs e l’esame è continuato nella notte, con l’obiettivo di riparare e di votare oggi o domani mattina la fiducia, mentre il voto finale al Senato il 27. L’ultima increspatura del clima sulla legge di Bilancio, segnata da molte micronorme, ha richiamato l’attenzione di Beppe Grillo: «Un assalto alla Salgari, come nel Mar dei Caraibi».
In prima linea tra le norme rispedite al mittente dalla Rgs, come accennato, l’azzeramento dell’Iva sui vaccini e la nona operazione esodati da quando, nel 2011, fu introdotta la legge Fornero. Tra le norme cassate per mancanza di copertura o di relazione tecnica anche le agevolazioni fiscali (credito d’imposta del 50 per cento) per le imprese che avviano nuove attività nelle Zes (Zone economiche speciali); la proroga della cig in deroga per le aree in crisi di Trento e Bolzano; l’Iva sui marina resort (che resta al 22%); l’istituzione di un centro di formazione dei Vigili del fuoco a L’Aquila; il finanziamento di 5 milioni l’anno per tre anni per lo screening neonatale. La Ragioneria ha invitato a correggere una serie di mancanze o di errori, sulla riorganizzazione della Croce Rossa o sui 100 milioni in più per il bonus tv smart. Nel mirino, almeno stando a quanto dichiarato dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, anche l’emendamento che aboliva l’Iva sui money transfer: una norma che invece il gruppo di Giorgia Meloni ritiene irrinunciabile. Tant’è che in tarda serata i deputati di FdI hanno “invaso” la Commissione Bilancio costringendo a spostare i lavori in un’altra aula e di fatto minacciano di ritardare la fiducia.
La scivolata arriva quando la manovra 2021 era ad un passo dal traguardo: il viceministro dell’Economia Antonio Misiani (Pd) aveva parlato di «clima costruttivo» e insieme al relatore Stefano Fassina (Leu) avevano riconosciuto il senso di responsabilità delle opposizioni. La ricerca di una intesa bipartisan era stata necessaria nei giorni scorsi per far fronte ai ritardi, dovuti sostanzialmente al Recovery Fund e alla seconda ondata Covid, ed evitare l’esercizio provvisorio (misura che blocca le spese) particolarmente pericoloso in questa fase. Per questo maggioranza e opposizione hanno potuto attingere a 4,6 miliardi del cosiddetto “fondone” costruito ad hoc all’interno della legge di Bilancio: ne sono uscite misure importanti come la proroga del superbonus, gli incentivi auto, la cig per gli autonomi o molto attese come il rinvio della plastic tax. Tuttavia le micromisure sono cresciute a dismisura: molte sotto forma di bonus, come quello sui sanitari dei bagni, ma sovvenzioni sono uscite anche per occhiali e mobilio. Molte anche le concessioni a pioggia per enti, fiere, associazioni locali e territoriali di carattere culturale.