Vet33. In un comunicato del 1° dicembre, l’Intersindacale dei Dirigenti Medici Veterinari e Sanitari attacca il Governo sostenendo che la legge di bilancio affonda la sanità pubblica.
In una nota, l’Intersindacale afferma che “la legge di bilancio che il Governo intende portare in approvazione – senza che il Parlamento, ormai ridotto ad organo decorativo, la possa emendare – mortifica tutto il lavoro dipendente nella pubblica amministrazione, e assesterà il colpo di grazia alla sanità pubblica e al diritto alla salute della popolazione”.
“Le motivazioni – prosegue il testo firmato congiuntamente da Aaroi-Emac, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm, Uil Fpl medici e veterinari e Cisl medici – che ci avevano portati a proclamare lo stato di agitazione del personale medico, veterinario e sanitario del Ssn, con scioperi e manifestazioni, sono ancora più pesanti ora che con il maxi emendamento il Governo sembra voler rimediare al suo terrorismo previdenziale”.
Il testo completo
L’ipotesi del Governo di taglieggiare nell’immediato le pensioni del pubblico impiego a 700 mila lavoratori e di imprigionare tutte quelle future in un’attesa sempre più lunga, oltre ad aver l’aspetto di una intimidazione, rappresenta la modesta capacità di trovare soluzioni di finanza pubblica e la volontà malcelata di tutelare interessi inconfessabili come l’evasione fiscale.
Ora sembra che il Governo voglia, graziosamente, concedere una qualche retromarcia sulle pensioni, cioè restituire ciò che sarebbe stato il maltolto, ma al solo scopo di far accettare tutti gli altri danni che la legge di bilancio provocherà. Infatti, non c’è solo il tema del tentato furto sulle pensioni nella legge finanziaria. Ci sono aspetti meno visibili, quali il blocco della rivalutazione futura delle pensioni già erogate. E anche qualora l’emendamento del Governo rimediasse al suo tentato esproprio previdenziale, il Governo non si potrà ritenere condonato. Intanto perché, è bene si sappia, il taglio delle pensioni non riguarda soltanto i sanitari e i dipendenti della Pa più “anziani”, infatti, le soluzioni che si stanno profilando riserveranno il peggio proprio ai più giovani.
Su un altro capitolo, quello del Tfs (la liquidazione), nonostante la Corte Costituzionale abbia sollecitato il Governo a cambiare la legge, resta il sequestro per almeno due anni del salario accantonato dai lavoratori prima di poterlo incassare e ovviamente senza recupero dell’inflazione. Affrontare e risolvere i problemi della sanita? pubblica, del suo personale e dei cittadini che non hanno una assicurazione o i soldi per la sanita? privata sono però il nostro impegno più strategico.
La motivazione delle nostre molteplici ed articolate azioni di protesta guardano soprattutto alla tutela di una popolazione sempre più anziana, povera e bisognosa di assistenza. Difendere il Servizio sanitario nazionale ha un valore morale oltre che politico, per evitare che un patrimonio fondamentale della nostra società e del nostro welfare possa essere abbandonato a una politica incapace e piegata a interessi di mercato. Nonostante le ipotesi progressive del Ministro della salute Schillaci, per volontà del Mef resta infatti esiziale il sottofinanziamento per il Ssn pubblico e universalistico.
Allo stesso tempo non ci sono adeguate risorse per lo sblocco del tetto di spesa per le assunzioni del personale dipendente necessario all’esaurimento delle liste d’attesa, né per i contratti di lavoro degli stessi professionisti cui le Regioni chiedono sempre maggiore competenza, aggiornamento, appropriatezza, responsabilità e dedizione.
Nella legge di bilancio non c’e? un barlume di strategia sulla formazione del personale sanitario occorrente e sulla sua fidelizzazione, sulla stabilizzazione dei precari, sul riconoscimento extracontrattuale della specificità medico-veterinaria e sanitaria. Insomma: gli eroi non valgono un euro.
Il Governo non riesce nemmeno a sottoscrivere e a rendere esecutivo il contratto collettivo di medici, veterinari e sanitari la cui preintesa sottoscritta tra Aran e Sindacati risale alla fine di settembre, giusto per erogare stipendi e arretrati che i lavoratori si sono già guadagnati nel triennio 2019-2021, quello dell’ormai dimenticato Covid. Per non parlare del prossimo contratto nazionale 2022-2024 di cui il Ministro Zangrillo ha vantato l’anticipo (forse) al 2024, ma per il quale non ci sono adeguati finanziamenti sia rispetto all’inflazione ed ancor peggio rispetto al valore che il mercato (cosi? amato, ma a corrente alternata) riconosce alle professioni sanitarie.
Anche il “decreto anticipi”, ardita mossa preelettorale con la quale il Governo intende anticipare nella busta paga di dicembre soldi del contratto 2022-2024, sembra creare non poco imbarazzo tra le amministrazioni che dovranno erogarlo senza copertura ed anche tra il personale che ne beneficerà solo parzialmente ma che non è così ottuso da non sapere che sono soldi del contratto, cioè soldi nostri dati come mancia prima delle europee.
Per tutti questi motivi la mobilitazione dell’Intersindacale dei medici, dei veterinari e dei sanitari è un atto dovuto, un impegno progressivo, un atto di costante vigilanza democratica che, dopo lo sciopero del 17 Novembre di Cgil e Uil e la manifestazione del 25 Novembre di Cisl, continua con lo sciopero di 24 ore programmato il 18 dicembre da Aaroi-Emac, Fassid e Fvm, e che non si fermerà al 2023.
Per colpa delle scelte di questo governo che, come i precedenti, dice di voler difendere il ssn, ma poi agisce in senso contrario a favore della sanità privata e delle assicurazioni sanitarie per chi potrà pagarsele, le nostre proteste proseguiranno il loro corso come consentito dalle norme di legge vigenti per i servizi essenziali che rappresentiamo, nel solco comune della nostra mobilitazione, che riprenderà con ancor maggior vigore a gennaio, qualora la Manovra attesa per fine dicembre fosse approvata senza adeguati correttivi.
L’Intersindacale dei medici, dei veterinari e dei sanitari sente il dovere di chiamare tutte le energie a difesa del Ssn, del valore professionale ed economico del lavoro di 135.000 dirigenti che pagano regolarmente le tasse, assicurano ogni giorno e per 24 ore tutta la loro competenza per assistere chi ha bisogno di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
Il diritto alla tutela della salute è un diritto fondamentale e sulle inefficienze della sanità si sta aprendo un conflitto sociale sempre più profondo cui il Governo deve rispondere. Il Governo dia un segnale di coerenza con le sue promesse elettorali. Non è vero che non ci sono le risorse sufficienti per la sanità pubblica in un paese come l’Italia, che ha oltre 100 miliardi di evasione fiscale l’anno, mentre i contribuenti con redditi superiori a 35mila euro annui lordi sono solo il 14% del totale, sono in prevalenza lavoratori dipendenti e pensionati, e versano i 2/3 delle imposte dei redditi sulle persone fisiche. In pratica in Italia 8 persone su 10 si curano grazie alle tasse pagate dalle altre due.