C’è un solo miliardo in più da spendere
PAOLO RUSSO, la stampa. Un Piano per abbattere le liste d’attesa, pagando di più gli straordinari a medici e infermieri ma anche il privato convenzionato affinché eroghi più prestazioni finalizzate a smaltirle. Rinunciando al giochetto di non condividere le proprie agende con il ReCup in modo da far aumentare i tempi di attesa nel pubblico per dirottare i pazienti nel privato. Una manciata di soldi, 250 milioni nel 2025 e poi 350 negli anni a venire per assumere il personale sanitario che servirà a far funzionare Case e Ospedali di comunità, i pilastri della nuova sanità territoriale, che avranno bisogno però di ben altre risorse per non trasformarsi in scatole vuote.
C’è questo e qualche norma di contorno nel capitolo sanità della manovra, che sul piatto mette 3,3 miliardi in più rispetto a quelli programmati. Anche se di soldi da spendere per far funzionare meglio le cose ci sarà appena un miliardo, visto che 2,3 sono vincolati al rinnovo del contratto di medici e infermieri. Che intanto vedono raddoppiare o quasi il compenso per le ore di straordinario finalizzare alla riduzione delle liste di attesa, portando da 60 a 100 euro quello dei medici e da 30 a 60 la retribuzione degli infermieri. Non c’è però la detassazione al 15% dell’indennità di specificità medica, che da sola sarebbe valsa 200 euro netti in più nelle buste paga di tutti i dottori. La critica già mossa dai sindacati di categoria in merito è nota: non è facendo lavorare di più i medici già asfissiati da turni infernali che si risolverà il problema delle liste d’attesa, che richiedono invece nuove assunzioni. Farle non sarà però semplice, visto che resta l’anacronistico tetto di spesa per il personale ancorato a quello del 2004, diminuito pure dell’1,4%.
Ma la vera mina vacante restano i 6 miliardi di sfondamento del tetto di spesa per i dispositivi medici, cose come tac e risonanze, ma anche siringhe e tamponi. Nella manovra non ci sono ne ripiani e nemmeno innalzamenti di quel tetto sottostimato. Che rischia così di cadere e rompere la testa delle aziende di settore e delle regioni, a cui spetta ripianare al 50% gli sforamenti di spesa.
Le modalità di intervento sulle liste d’attesa in campo.
Il contrasto alle liste avverrà sui due binari paralleli dei privati accreditati e del Ssn “puro”. Il maggior ricorso al privato accreditato sarà possibile grazie a un’operazione da circa 500 milioni, di allentamento del tetto sulle prestazioni fissato nel 2012. Sul personale Ssn invece si interviene con una flat tax al 15% delle prestazioni in più effettuate proprio per abbattere le “liste” e con l’introduzione di indennità per medici e altro personale sanitario. In sostanza, mentre per le nuove assunzioni si dovranno attendere 2025 e 2026, si preme ancor più l’acceleratore sugli operatori già in campo. O, come annunciato dalla premier in conferenza stampa dopo il via libera alla manovra, si opera un «riconoscimento del lavoro prestato in più da medici e infermieri».
Quanto all’allentamento del tetto alle prestazioni acquistabili dai privati accreditati, a “sdoganare” il limite posto dal decreto 95/2012 nell’epoca lontana ma ancora oggi foriera di conseguenze della spending review era stata nei giorni scorsi Angela Adduce, Ispettore generale capo dell’Ispettorato generale per la spesa sociale (Igespes) della Ragioneria generale dello Stato: «Questo tetto, come ogni tetto di spesa, deve essere manutenuto periodicamente per cui sono state fatte più volte dalla mia amministrazione proposte di revisione all’attenzione della politica che ha deciso autonomamente se affrontarlo o meno, nell’ambito degli equilibri di finanza pubblica. Lo dico anche alla luce del fatto che pur non essendo ancora stato previsto un nuovo tariffario per l’ospedaliera, saremo davanti dal 1 gennaio 2024 all’entrata in vigore del nuovo tariffario per la specialistica che già per il fatto della sua esistenza può portare a revisionare i fabbisogni finanziari di questo settore. Naturalmente la politica è sovrana: io come tecnico Mef ho tra i miei compiti di proporre soluzioni ma le decisioni sono del campo politico e portano con sé decisioni di spesa che vanno rese coerenti con gli equilibri di finanza pubblica». Da Adduce era arrivato anche il chiarimento che «tutte le prestazioni per il recupero delle liste d’attesa sono andate per legge in deroga al tetto di spesa del Dl 95» e che già oggi le Regioni nella loro autonomia costituzionale nel richiedere prestazioni al privato accreditato «possono anche integralmente ricorrere al privato accreditato, limitatamente alle somme destinate al recupero delle liste stesse». Contesto di queste dichiarazioni, l’evento Aiop-Agenas del 10 ottobre scorso in cui sono state messe a confronto le performance del pubblico e del privato accreditato su una serie di prestazioni esaminate nel Programma nazionale esiti 2022.E sarà con ogni probabilità Agenas l'”ente super partes”, più volte annunciato dal ministro Schillaci, cui sarà assegnato il monitoraggio sui tempi e sull’unificazione delle prenotazioni del pubblico e del privato nelle Regioni.L’altro “pilastro” per alleggerire le liste d’attesa sarà poi tutto interno al Ssn: spetterà agli straordinari “dedicati alla causa” di medici e infermieri, contribuire allo snellimento di quella che anche dopo il parziale recupero post Covid continua a essere la piaga del Servizio sanitario nazionale. Altro capitolo che questa volta “suona bene” alle orecchie dei medici freschi di firma sulla pre intesa del Ccnl 2019-2021, 2,3 miliardi di euro per il nuovo contratto della dirigenza nell’ambito dei 7 miliardi destinati agli aumenti nella Pa.