Una vera corsa contro il tempo. È quella che da questa mattina attende i deputati, sottratti alla tradizionale e lunga pausa natalizia, per apporre il sigillo definitivo alla manovra. Che approda alla Camera con una fisionomia completamente diversa, per l’ampio restyling operato al Senato, da quella con cui era uscita dopo il primo passaggio di Montecitorio. Le lancette scorreranno veloci, non tanto per il classico count down di capodanno, quanto verso l’ormai vicina dead-line per evitare l’ingresso automatico nell’esercizio provvisori di bilancio. Per scongiurare questo rischio, i 1.143 commi e le due sezioni della manovra, in cui sono stati assorbiti i contenuti dell’intesa raggiunta faticosamente con Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione sui conti pubblici, dovranno tassativamente entrare in vigore il 1° gennaio. Una scadenza che potrà essere rispettata solo se il disco verde della Camera arriverà non oltre il 30 dicembre per consentire alla Gazzetta Ufficiale di pubblicare il testo della legge di bilancio.
La strada non si presenta però del tutto in discesa. Dopo le dure critiche mosse dall’opposizione alla svolgimento dei lavori a Palazzo Madama, il presidente della Camera, Roberto Fico, dovrà essere ancora più garante delle procedure. Da questa mattina il testo sarà a disposizione della commissione Bilancio che prenderà atto della “riscrittura” operata al Senato e che, chiudendo a qualsiasi ipotesi di emendamento rinviandoli per l’Aula, invierà in tempi molto rapidi l’articolato e le tabelle all’Assemblea dove il provvedimento è atteso domani. Il ricorsa alla fiducia anche in questo passaggio da parte del Governo è scontato proprio per la necessità di scongiurare l’ esercizio provvisorio, che, anche se non esplicitamente dichiarato, è la priorità del Quirinale. A Montecitorio però il regolamento è diverso da quello del Senato.
In assenza di un accordo maggioranza-opposizione in Conferenza dei capigruppo, tra il voto di fiducia e il disco verde definitivo su tutto il disegno di legge di Bilancio devono trascorrere almeno 24 ore. Si dovrebbe quindi arrivare a sabato 29 per l’atteso “sì”, ad appena 48 ore dal potenziale avvio della procedura di gestione “provvisoria” del bilancio. Un ritardo che il vicepremier Matteo Salvini ha giustificato ieri su facebook con la trattiva che il Governo ha instaurato con l’Europa: «in passato le approvano prima tagliavano e Bruxelles era contenta».
In ogni caso il Pd non appare disposto a fare concessioni sui tempi. Anche perché i democratici hanno già annunciato proprio per il 29 una manifestazione davanti a Montecitorio per protestare contro la manovra. E non sarà la sola. Anche i sindacati sono pronti a scendere in piazza nelle prossime settimane. L’altro vicepremier Luigi Di Maio, però, prova a guardare avanti e in un’intervista ad Affaritaliani.it spiega che il Governo si concentrerà sul «ripristino dei diritti dei lavoratori in larga parte calpestati dal Jobs Act. L’intento è quello di rendere più lineare il mercato del lavoro assicurando diritti ai lavoratori, consentendo alle imprese di assumere con un costo del lavoro più basso. Abbiamo già iniziato con la rimodulazione delle tariffe Inail».
Se non ci saranno imprevisti, al più tardi venerdì sera la manovra dovrebbe essere approvata definitivamente. A vigilare è anche Bruxelles, che dopo lo stop alla procedura d’infrazione deciso in seguito all’intesa raggiunta con il Governo, si è riservata un giudizio più approfondito sui nostri conti pubblici a gennaio. In altre parole la manovra italiana tornerà a fare capolino all’Eurogruppo del 21 gennaio, con tutto il suo carico di macro e micro-misure, come ad esempio quelle, per modificare l’assicurazione contro gli infortuni delle casalinghe o quelle sui biglietti nominativi per i concerti rock anti-bagarinaggio.
IL SOLE 24ORE