Il principio è penalizzare chi anticipa l’uscita dal lavoro. Ogni decisione è rimandata a dopo l’ok di Bruxelles
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti deve tenere la rotta dei conti, dopo aver scansato le bocciature delle quattro agenzie di rating. Indietreggiare sull’articolo 33 che consente allo Stato di risparmiare 21,4 miliardi in vent’anni non sarebbe un biglietto da visita ottimale. Non ora che in Europa si discute anche di Mes e nuovo patto di stabilità. Cancellare la norma, d’altro canto, non è mai stata un’ipotesi sul tavolo: coinvolge 732 mila pensionandi fino al 2043, di cui 31.500 nel 2024.
Ecco dunque che la soluzione più che lo slittamento di uno o due anni, auspicato dalla Lega, o l’esclusione dei soli camici bianchi dal taglio, caldeggiato sia da Forza Italia che da Fratelli d’Italia, sarà in stile “giorgettiano”.
Fuori dalla penalizzazione solo quei lavoratori pubblici – sanitari, dipendenti degli enti locali, insegnanti di materne ed elementari, ufficiali giudiziari – che nel 2024 vanno in pensione di vecchiaia, a 67 anni. Chi invece ha i requisiti per l’uscita anticipata – 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne – paga pegno.
Vedrà cioè ricalcolata la pensione per gli anni lavorati tra 1981 e 1995 i cui coefficienti di rendimento, molto alti e fissati da una legge del 1965, sono stati drasticamente abbassati dal governo Meloni. Per i sindacati si tratta di perdite importanti, fino a un quarto in menodell’assegno. I medici hanno proclamato lo sciopero per il 5 dicembre. Entro quella data potrebbe vedere la luce la modifica dell’esecutivo, che certo non placherà tutti gli animi, già provati da tagli di organico e liste d’attesa abnormi.
Il ministro dell’Economia Giorgetti l’ha spiegato bene in audizione alla manovra: «Si tratta di manutenzione normativa per modificare un trattamento disomogeneo dei dipendenti pubblici». L’intervento parifica in effetti i coefficienti di queste quattro categorie di lavoratori con gli altri statali. Lo fa però in modo retroattivo, secondo alcuni incostituzionale.
La filosofia che però il ministro si appresta ad applicare ora – spiegata ai ministri della Salute e del Lavoro, Orazio Schillaci e Marina Calderone, nel vertice di venerdì scorso – è quella già usata in manovra con tutte le forme anticipate di pensionamento. Chi esce prima paga. Quota 103 avrà il ricalcolo contributivo, per la prima volta nella storia delle Quote. Come Opzione donna.