Si riempie di ostacoli il percorso che porta al varo del Def, il documento che disegna la cornice economica del prossimo anno, e la manovra-bis chiesta entro fine aprile da Bruxelles. Si profilano un vertice di maggioranza e modifiche alla composizione della manovra: niente più aumenti di tasse ma più lotta all’evasione. Previsti interventi per lo sviluppo e mentre l’area centrista chiede anche aiuti alle famiglie.
Con l’avvicinarsi delle scadenze, il pressing europeo che aumenta: il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici ieri in una intervista a Repubblica ha messo in guardia l’Italia sul rischio di «restare ai margini dell’Eurozona» mentre il suo collega Valdis Dombrovskis, nell’incontro con il ministro Pier Carlo Padoan di giovedì a Roma, ha ricordato al nostro governo la necessità di rispettare la «traiettoria fiscale».
Tuttavia l’aspetto che rende più faticosa la strada di Padoan è quello interno. Il Pd e l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato ad invocare, in una intervista all’«Avvenire», una soluzione «senza alzare le tasse» e il presidente del Pd Orfini ha invitato il Mef ad adottare un «visione politica». La conseguenza è che si fa sempre più probabile un confronto, prima del varo del Def, con i vertici del Pd che potrebbe svolgersi nei prossimi giorni.
A complicare le decisioni sulle scelte di politica economica c’è anche il nuovo quadro politico e parlamentare su cui poggia il governo Gentiloni composta da Pd, alfaniani e dagli “scissionisti” di Bersani con Mpd. Proprio per questo motivo è stato messo in agenda un vertice di maggioranza tra il governo, il ministro Padoan e le compagini che sostengono l’esecutivo in Parlamento e che saranno chiamate ad approvare il Def prima che venga inviato a Bruxelles, entro il 30 aprile come prevede la nuova normativa di bilancio.
Con tutta probabilità la necessità di conciliare le scelte della maggioranza porteranno ad una modifica delle componenti della manovra, rispetto a quella annunciata da Padoan nella seconda lettera del 7 febbraio alla Commissione che prevedeva di raggiungere di 3,4 miliardi con un intervento di 1 miliardo di lotta all’evasione, 8-900 milioni di tagli alle spese e 1,5 miliardi di aumenti di accise e altre indirette. L’aumento delle accise su benzina e sigarette dovrebbe ridursi fino a scomparire, i tagli ai ministeri restare, mentre la lotta all’evasione dovrebbe crescere con il ricorso oltre che allo split payment (lo Stato trattiene direttamente l’Iva dai fornitori evitando tentazioni di evasione), anche all’allargamento del reverse charge (stesso meccanismo di “difesa” del gettito Iva ma tra privati) e ad una estensione della fatturazione elettronica. Risorse in più verrebbero anche dal gettito dell’operazione di rottamazione delle cartelle Equitalia che sta riscuotendo un buon successo e che è stata prorogata di 20 giorni.
La necessità di sostenere la crescita prevede anche un rafforzamento della manovra con misure per lo sviluppo, dallo sblocco degli investimenti Anas, a provvedimenti per attrarre investimenti in fuga dal Brexit e un rilancio delle cartolarizzazioni bancarie. Nessuna decisione in merito, ma nel vertice di maggioranza la componente di Alfano porterebbe sul tavolo la necessità di nuovi interventi sulla famiglia.
La partita tuttavia non si chiude con la manovra-bis che dovrebbe essere sunteggiata già in un riquadro del Def. Le divergenze che dovranno trovare una composizione nel vertice di maggioranza riguardano le privatizzazioni. L’ultimo documento inviato a Bruxelles da Padoan, sui “Fattori rilevanti”, del febbraio scorso, prevede l’avvio della seconda tranche di Poste e le Ferrovie, dove tuttavia sono note le perplessità del Pd a partire da Delrio e Giacomelli.
Repubblica – 26 marzo 2017