Il Sole 24 Ore- L’appuntamento con il ministero dell’Economia per fare il punto su misure e risorse in vista della “costruzione” della manovra economica autunnale è per fine mese. Ma al ministero del Lavoro si sta già abbozzando una prima griglia di interventi su lavoro e pensioni. Con un’incognita di non poco conto: la sua compatibilità con i paletti già fissati dal ministro Giancarlo Giorgetti che, come ribadirà nell’annunciato giro d’orizzonte con tutti i ministeri, non intende andare oltre i limiti di deficit già fissati con il Def di aprile, anche per non compromettere la partita a livello europeo per rendere maggiormente flessibile il Patto di stabilità Ue, e punta a mantenere una politica di bilancio prudente. Per il pacchetto di partenza ipotizzato dai tecnici del Lavoro, assieme ai partiti di maggioranza, servirebbero tra i 12 e i 15 miliardi.
Il pacchetto “produttività-welfare”, che vuole essere, assieme al taglio al cuneo, la risposta del governo al salario minimo legale, è composto da due misure principali: i premi di produttività, che oggi scontano una tassazione agevolata del 5% su importi fino a 3mila euro (per redditi fino a 80mila euro). L’idea del governo è confermare questa tassazione agevolata (ab origine la tassazione dei premi di risultato era al 10%), ma si preme molto per un azzeramento di tutte le tasse, e a una semplificazione della normativa, dopo la serie di paletti inseriti dall’agenzia delle Entrate che stanno frenando l’espansione dell’istituto (e di conseguenza la contrattazione di prossimità). L’altro piatto forte sono i fringe benefit, oggi estesi fino a 3mila euro esentasse, ma solo per i lavoratori con figli. In rampa di lancio ci sarebbe una misura rivolta alla generalità dei lavoratori (inclusi quindi quelli senza figli) innalzando il tetto dagli attuali 258,23 euro fino a 500-mille euro (sempre esentasse). Un altro miliardo, o forse 1,5 miliardi, sarebbero da destinare a un’operazione-ponte “minima” per il 2024 sulla previdenza, al netto dei costi (elevati) legati all’indicizzazione degli assegni all’inflazione, in attesa di definire negli anni successivi, quando la situazione dei conti pubblici, una nuova riforma delle pensioni. Tre le ipotesi sul tappetto ci sono le proroghe di Quota 103 e di Ape sociale, con alcuni ritocchi, accompagnate dai “miglioramenti” per i lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, da un restyling dell’attuale versione di Opzione donna, e da incentivi e agevolazioni per rendere più appetibile, soprattutto ai giovani, l’accesso alla previdenza integrativa, magari anche con una nuova fase di “silenzio-assenso” per il Tfr. Ma il capitolo pensioni resterà in sospeso almeno fino alla fine di settembre quando si concluderà il ciclo di incontri tra le parti sociali e l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, l’organismo tecnico fortemente voluto dal ministro del Lavoro, Marina Calderone. Dopo il round dell’11 luglio si ripartirà il 26 (l’incontro di oggi è stato spostato) sul delicato tema della flessibilità in uscita. Gli ultimi due appuntamenti sono fissati per il 5 e il 18 settembre, rispettivamente sui trattamenti pensionistici delle donne e sulla previdenza integrativa. A quel punto il ministro Calderone tirerà le somme e, anche sulla base delle risorse che saranno messe a disposizione dalla Nota di aggiornamento al Def, attesa proprio alla fine di settembre, sarà definita la fisionomia definitiva del capitolo pensioni della prossima legge di bilancio.