I senatori, i sindacati, le regioni. E il ministero della Salute. Cresce il pressing sulla presidenza del Consiglio, e dunque sull’Economia che continua a frenare sulle aperture di credito al Ssn, per evitare altri tagli al plafond 2017 per la Sanità almeno rispetto a quanto previsto dal Def “originario”. Una matassa sempre più ingarbugliata, che prevedibilmente potrà essere sbrogliata solo nell’imminenza del varo della legge di Bilancio per il prossimo esercizio finanziario. Perché è soprattutto a partire dalla base della dotazione finanziaria per il 2017 che in qualche modo verranno definite tutte le misure della manovra e l’insieme delle (molte) partite in sospeso. Come noto, il Def prevedeva 113 mld, 2 in più del 2016. Ma a via XX Settembre la linea Maginot e ancora ferma a «quota 111», tanto più con le previsioni al ribasso del Pil e delle partite interne da finanziare e davanti al pressing di Bruxelles.
Le stesse parole di Renzi in queste settimane non hanno certo tranquillizzato: «Per la sanità non ci saranno tagli», ha ripetuto più volte. Già, ma a partire da quale asticella? Perché 112 mld rappresenterebbero comunque un aumento di risorse sul 2016, ma sarebbero meno di quanto inizialmente previsto e concordato con le regioni.
E, dunque, ecco il pressing che sale sul Governo. Rispetto al quale palazzo Chigi, anche in vista del voto del referendum, potrebbe non restare insensibile. Prende così quota l’ipotesi – Economia permettendo – che l’asticella possa salire ancora di qualcosa, magari a quota 112,5 mld. Chissà, magari con un colpo d’ala e una mossa a sorpresa. Ma non è detto, diciamo che in tanti ci stanno lavorando.
Certo è che ieri c’è stato il fuoco incrociato dei sindacati e dei senatori “sanitari”. I primi, tutti i sindacati medici, che hanno chiesto apertamente di «investire nel Ssn e nel contratto di lavoro», minacciando più giornate di sciopero. La commissione Igiene e sanità del Senato, nel parere sull’aggiornamento del Def, per denunciare che senza più (e molti) fondi il Ssn andrebbe alla deriva. Farmaci, investimenti, contratti e Lea, i punti critici. Da ultimo, ieri, il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo (Pd), ha rilanciato le parole della ministra Lorenzin: «Faremo battaglia per il Fondo sanitario». Già, ma fino a quale quota?
R. Tu. – Il Sole 24 Ore – 7 ottobre 2016