Un mini-restyling nel restyling, in attesa dell’ampia riscrittura già in agenda al Senato. È quello apportato dall’Assemblea della Camera tra la serata di mercoledì e ieri sul testo della manovra uscito dalla commissione Bilancio prima di trasformarsi nel maxi-emendamento del Governo su cui oggi sarà votata la fiducia. Prima i ritocchi espunti dall’articolato dal presidente della Camera, Roberto Fico, su donazioni e farmacie private poi la correzione di ben 17 commi che ha provocato ieri il ritorno del testo in Commissione e lo stop alla modifica sull’applicazione dell’Iva agevolata al 10% alle prestazioni rese a clienti di alberghi: i pacchetti di massaggi o per il benessere del corpo come le “Spa”. L’emendamento è saltato perché la copertura necessaria sarebbe di 30 milioni e non di 1 milione come era stato stimato al momento del via libera della “Bilancio”.
Tra i ritocchi rimodulati, le assunzioni per l’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo, per la Corte dei conti e dell’Ispettorato nazionale del lavoro (in tutti e tre i casi è stata perfezionata la quantificazione degli oneri), le somme in favore dell’edilizia sanitaria, i contributi per gli enti territoriali. Recuperati sul filo di lana anche i fondi (10 milioni di euro) per Radio Radicale.
Ma a tenere banco ieri è stata ancora la discussa ecotassa per le vetture inquinanti sulla quale sono state rimodulate le previsioni d’incasso:300 milioni nel 2019, 323,82 nel 2020 e 313,5 per il 2021 rispetto agli originari 300 milioni per ciascuno dei tre anni. Una sorta di lifting contabile in attesa che la norma sia riscritta al Senato per bloccare la tassazione sulle automobili inquinanti, ma mantenendo gli incentivi su quelle “green”, come annunciato ieri dal vicepremier Matteo Salvini. E questa non sarà la sola correzione del testo che la Camera, dopo la fiducia, approverà in prima lettura domani, votando anche 297 ordini del giorno.
A Palazzo Madama si giocherà infatti una partita parallela a quella della trattativa con Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione sui conti pubblici, che dovrebbe portare il Governo a presentare l’emendamento su quota 100 per le pensioni, anche se il vicepremier Luigi di Maio continua a rimandare a un decreto legge ad hoc post-manovra le misure sul reddito di cittadinanza e sul superamento della riforma Fornero.
La strada non si presenta in discesa e probabilmente anche per questo motivo potrebbe slittare ulteriormente il varo del decreto semplificazioni, anche se il provvedimento è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di questa sera, che si occuperà certamente della Nota di variazione per ratificare i saldi della manovra.
Al Senato Governo e relatori dovrebbero anche spianare la strada alla stretta sulle cosiddette “pensioni d’oro”, che ieri Di Maio ha annunciato che varierà da un minimo del 25% a un massimo del 40%. In rampa di lancio anche il recupero del “saldo e stralcio” in versione light, sul fronte della pace fiscale, al mini-taglio del cuneo facendo leva su una riduzione delle tariffe Inail per 600 milioni e alle risorse per il Comune di Roma.
Dopo il vertice di ieri a Palazzo Chigi, Di Maio ha anche detto che si andrà avanti sulla stretta ai fondi dell’editoria: un taglio progressivo pari al 25% nel 2019, del 50% nel 2020 e del 75% nel 2021 fino ad essere abrogati del tutto dall’anno successivo. Sempre a palazzo Madama sarebbe in arrivo, secondo fonti parlamentari, un emendamento per pagare i premi dei dipendenti pubblici in Btp italiani, ma su questa ipotesi i Cinquestelle frenano. Potrebbe, poi, essere rafforzato il fondo per gli orfani dei femminicidi chiesto a gran voce dall’opposizione, a partire da Fi e potrebbe essere ripescata la norma sulle “Spa”.
La tabella di marcia del Ddl di Bilancio varierà sulla base degli sviluppi del negoziato con Bruxelles. La manovra approderà al Senato lunedì. Il termine per la presentazione degli emendamenti dei gruppi parlamentari dovrebbe essere fissato giovedì 13, appena due giorni dopo l’atteso incontro dell’11 dicembre, tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, sempreché il faccia a faccia venga confermato.
L’approdo in Aula a Palazzo Madama del provvedimento è al momento atteso per il 18 dicembre, con il via libera previsto nei giorni successivi entro il 21 o il 22 per consentire alla Camera di concedere l’ok finale alla manovra prima di Natale anche se non è escluso che si possa arrivare al 26 dicembre. In ogni caso le correzioni più importanti dovrebbero arrivare entro il 19, data in cui secondo quanto ha lasciato intendere il Governo la risposta alla Ue dovrebbe essere definita.
Il Sole 24 Ore
Marco Mobili
Marco Rogari