La manovra arriva oggi al Quirinale per l’esame del testo e per la controfirma. Ieri Il Colle lamentava come il testo non fosse ancora pervenuto
Scontro sull'”ammazza rinnovabili”. Prestigiacomo: escludo reintroduzione
Intanto si accende lo scontro attorno alla norma che taglia del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni e che, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe stata reintrodotta nell’ultima versione del decreto. Un cambio in corsa escluso però dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. «Non vedo come ciò possa accadere. Il Consiglio dei Ministri, dopo ampio e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione».
Anche il Pd, per bocca del senatore Francesco Ferrante (Pd), ha ventilato l’ipotesi del ritorno nel decreto della norma che taglia le agevolazioni per le energie verdi. «La nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress. Risulterebbe da fonti qualificate che nella versione delle ultime ore sia stata reinserita la norma “ammazza rinnovabili” fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei Ministri aveva cassato. Se così fosse sarebbe un atto di forza gravissimo».
Schifani apre all’opposizione: manovra non è un totem intoccabile
In attesa dell’invio del testo al Colle, tiene banco comunque la polemica attorno alla stretta sulle pensioni che ieri aveva provocato la rivolta dei sindacati e di tutta l’opposizione, ma anche l’aut aut della Lega («le pensioni non toccano», aveva tuonato ieri sera Umberto Bossi da un comizio nel bergamasco). Il presidente del Senato, Renato Schifani, prova a gettare acqua sul fuoco. «La manovra non si può considerare come un totem intoccabile. Può essere corretta in via parlamentare. mi auguro anche con il contributo dell’opposizione, senza che venga stravolta». Un’apertura alla collaborazione rilanciata anche dal vicepresidente della commissione Lavoro, Giuliano Cazzola (Pdl). «Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, in sede di conversione del decreto, come ha lasciato intendere il presidente Schifani, soluzioni più equilibrate».
La replica del Pd: bene Schifani ma parli al governo
Le aperture della maggioranza trovano la pronta risposta del Pd. Con la capogruppo dei democratici al Senato, Anna Finocchiaro, che apprezza l’invito al dialogo di Schifani a cui ricorda che «la nostra disponibilità al confronto non è mai venuta meno in Parlamento. Io credo che però l’appello al confronto costruttivo andrebbe rivolto più esplicitamente al governo, che in 3 anni di legislatura raramente ha perseguito questo obbiettivo». Restano poi in piedi le critiche contro la stretta sulle pensioni. «Oggi vengono coinvolti nei tagli 4,4 milioni di pensionati. Quello che aggiungo è che mentre Sacconi ripete la litania che le pensioni non vengono toccate – attacca l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd), invece accade sempre che con le pensioni si fa sempre cassa». Mentre il capogruppo dell’Idv al Senato, Felice Belisario, invita il governo a compiere una pausa di riflessione. «Si fermi un attimo e rifletta: una manovra pessima che può scatenare tensione sociale e che per questo non può essere imposta con l’ennesimo voto di fiducia».
Ilsole24ore.com – 4 luglio 2011