Potrebbe essere un Ferragosto anomalo quello dell’ anno prossimo. Ci si potrebbe ritrovare, tra calura e grigliate, senza più ordini di medici, veterinari, avvocati, ingegneri, architetti. Insomma, senza più Ordini professionali. Nella manovra appena varata dal governo Monti, infatti c’ è una norma catenaccio apparentemente innocua ma in realtà molto severa: se entro il 13 di agosto del 2012 non si riformeranno gli Ordini professionali, questi decadranno. Tenuto conto che nel mondo professionale tutti i progetti di riforme degli ultimi vent’ anni sono sempre naufragati, appare tutt’ altro che scontata l’ ipotesi che stavolta l’ operazione possa andare a buon fine.
«Il mantenimento della previsione di abrogazione automatica degli ordinamenti è norma che potrà creare grossi problemi in fase applicativa – conferma Marina Calderone, presidente del Coordinamento unitario delle professioni -. Di fatto l’ onere della riforma degli Ordini passa in capo al Governo che dovrà farvi fronte in tempi rapidissimi. Gli Ordini infatti hanno fatto già la loro parte presentando la formulazione degli interventi previsti nella delega assegnata al Governo». Ma potrebbe non bastare «Quindi, attendiamo di essere immediatamente convocati per avviare la necessaria fase di consultazione, così come affermato dal Premier Monti. Il rischio che si corre con la nuova previsione normativa è che – nel caso il Governo non provveda tempestivamente alle modifiche sugli ordinamenti – i cittadini si possano trovare senza la tutela del diritto alla salute, alla difesa, al lavoro e di tutti gli altri diritti costituzionalmente garantiti. È evidente che noi vigileremo affinché tutto si realizzi in tempi rapidissimi e nei termini previsti inderogabilmente dalla delega». Altrimenti sarà un Ferragosto da ricordare.
Isidoro Trovato – corriere.it – 7 dicembre 2011
Ordini riformati in tempi brevi
Molte delle misure chieste dal legislatore ci sono già o sono in cantiere da tempo. Oggi riunione al Cup. Compensi ai praticanti e sistema disciplinare i fronti più scoperti
Ordini già al lavoro per riscrivere la propria riforma in modo da suggerirla al legislatore ben prima della scadenza della delega del 14 agosto 2012, prevista dalla «Manovra Monti», per evitare di vedersi decadere le attuali norme. Anche perché, molte delle richieste contenute nella legge 148/2011 (poi rivista dalla legge 183/2011 e infine dal decreto 201/2011) sono già state recepite dagli ordinamenti.
E, quindi, gli otto mesi a disposizione possono essere un tempo più che sufficiente per completare l’opera. Nelle ultime settimane del governo Berlusconi, infatti, già l’ex sottosegretario alla giustizia Elisabetta Alberti Casellati aveva iniziato l’iter chiedendo agli ordini e ai collegi di rivedere in tempi brevi i loro ordinamenti.
Messi da parte i possibili vizi della legge (ovvero la delega al governo di intervenire con un dpr sulle professioni), ItaliaOggi ha fatto il punto sullo stato dell’arte per capire quanto lavoro c’è ancora da fare (si veda tabella in pagina).
Partiamo dall’obbligo della formazione continua, anche senza una previsione di legge esplicita da qualche anno è una realtà per tutte le categorie. Almeno all’interno dei codici deontologici. Visto che, in pratica, non manca qualche criticità per far rispettare il dovere.
Vero è, però, che di formazione gli ordini ne fanno tanta. Passando alla pubblicità e alle tariffe minime, anche qui i vincoli (che oggi si vogliono eliminare) sono residui in quanto già abrogati nel 2006.
Semmai la legge cerca di bloccare qualsiasi interpretazione della precedente norma riaffermando la necessità di una maggiore concorrenza. Più variegata è la situazione in materia di tirocinio.
La Manovra Monti chiede che il periodo di apprendimento in studio non superi i 18 mesi, ma sono pochi gli ordini che oggi prevedono un tirocinio «lungo» e in certi casi gli stessi ordini ci stanno lavorando per accorciarlo. Da disciplinare in toto l’equo compenso per i praticanti. Una misura che godrà di un nuovo slancio è l’assicurazione obbligatoria a carico dei professionisti su eventuali danni derivanti dall’attività. Al momento è prevista solo per i notai. Molte rappresentanze, soprattutto sindacali, invece si regolano in regime di convenzione con principali compagnie assicurative. Tutto da inventare, al contrario, è il nuovo sistema disciplinare affidato a organi amministrativi separati.
Infine le società tra professionisti, chieste da anni da tutte le categorie ma indigeste nella versione della legge 148/2011 nella parte in cui si prevede il socio di capitale senza alcuna limitazione nell’attività professionale. Intanto è stato convocato il direttivo del Comitato unitario delle professioni per definire una strategia comune.
ItaliaOggi – 7 dicembre 2011