Dopo l’emendamento che prevedeva l’arresto per chi violava i cantieri del Tap, dichiarato inammissibile dal presidente della Commissione Bilancio, è il governo a fare direttamente marcia indietro su un’altra sua proposta che ha infiammato ieri la discussione sulla legge di Bilancio alla Camera. Rientra infatti nel cassetto la norma che prevedeva la possibilità per il Demanio di cedere direttamente beni immobili a Stati esteri. Mentre in Commissione, in attesa di affrontare i temi più delicati della manovra, che vengono progressivamente accantonati e lasciati in coda, arriva una stretta piuttosto decisa sul recupero dei crediti di giustizia, cioè le pene pecuniarie comminate ai condannati di piccoli reati penali, ma anche gli oneri anticipati dall’erario per periti, custodi, testimoni.
La norma sul Demanio riguardava in realtà un solo immobile, un palazzo di via XX settembre che interesserebbe il Qatar per una sede diplomatica. Il governo ha provato ieri a riformulare la proposta originaria, che era generale, poi ha preferito sgombrarla dal tavolo, considerandola inammissibile in quei termini.
Per favorire il recupero dei crediti di giustizia si prevede un monitoraggio molto più stretto delle procedure e un passaggio più veloce alla conversione della pena pecuniaria nel lavoro sostitutivo (non retribuito e per un giorno a settimana), o nella libertà vigilata. Tra il 2012 e il 2015 gli uffici giudiziari hanno affidato a Equitalia Giustizia circa 750 mila pratiche per un controvalore di 2,1 miliardi. Di questi crediti, finora, si è riusciti ad incassare solo il 4%: 82,5 milioni di euro.
L’esame della legge di Bilancio procede più lentamente del previsto tanto che a questo punto potrebbe slittare l’arrivo in Aula, atteso per domattina. I temi più delicati sono ancora da discutere, e la seduta notturna di ieri della Commissione è saltata. Da oggi sarà una corsa contro il tempo per ottenere, dopo il via libera di Montecitorio, anche il sì del Senato evitando una convocazione tra Natale e Capodanno.
Ieri la Commissione ha approvato una norma che riduce gli obblighi dei concessionari autostradali per gli appalti di manutenzione esterni: basterà il 60% e non più l’80% , come prevede il codice degli appalti. Secondo il Pd, che ha presentato la proposta, la riduzione del tetto salva circa 3 mila lavoratori che rischiavano di perdere il posto. Via libera anche all’anticipo al 2018 dei fondi (58 milioni) per la messa in sicurezza dell’Autostrada A24, che necessità di manutenzione urgente dopo i tre terremoti che l’hanno interessata. La Commissione, inoltre, ha deciso la destinazione degli 80 milioni di euro risparmiati quest’anno dalla Camera, proprio al Fondo per la ricostruzione del Centro Italia. La proposta aveva ricevuto il via libera unanime di Montecitorio, ma l’imputazione dei fondi era competenza del governo.
Oggi, come detto, si affronta il pacchetto lavoro, col governo che intende ridurre da 36 a 24 mesi la durata dei contratti a tempo determinato, e da 5 a 3 le possibili riconferme. La sinistra insiste anche per aumentare gli indennizzi in caso di licenziamento. Possibile che si sblocchi la vicenda degli scatti contrattuali per i professori universitari, oggetto di molti emendamenti. Altri capitoli da affrontare la web tax e la sanità, con il superticket e la tassa sul fumo.
Il Corriere della Sera – 18 dicembre 2017