A spingere verso la porta così tanti ospedalieri è la norma della finanziaria 2024 che taglia la quota di pensione costruita con i contributi versati dal 1981 al 1996, con una progressione che, secondo i calcoli fatti sempre dall’Anaao, portano a una riduzione dell’assegno dal 5 fino al 25% del totale in rapporto a quanti sono gli anni di retributivo. «Taglio che colpisce anche altre categorie di lavoratori, ma che nella sanità è destinato a lasciare maggiormente il segno perché il sistema altre fughe anticipate non le reggerebbe», afferma Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao. «Siamo stretti dentro un sandwich – prosegue – perché tra i giovani che non vogliono avviarsi alla professione e quelli che fuggono non so in quanti rimarremo alla fine».
«Avevo fatto domanda per restare fino a 70 anni, sia per dare una mano a coprire i vuoti in pianta organica che per fare un po’ da mentore ai giovani specializzandi, ma ora penso di pensionarmi subito per evitare il taglio», ammette Gerardo Anastasio, 65 anni, cardiochirurgo dell’azienda ospedaliera universitaria pisana. Che come tanti due conti se li è già fatti, «e ho scoperto che con le misure della manovra andrei a perdere tra i 350 e i 400 euro al mese. Ancora peggio andrà a mia moglie ginecologa, che avendo riscattato la laurea 10 anni dopo di me subirebbe un taglio dell’assegno di 6-700 euro», afferma sconsolato. Per poi ammettere: «Ho sempre lavorato nel pubblico ma tornando indietro me ne andrei in Olanda o in Germania, dove a chi fa la mia professione vengono offerte migliori condizioni di lavoro e carriera oltre che retribuzioni molto più alte».
Ma i sindacati di categoria annunciano già una serie di ricorsi che «apriranno un contenzioso monstre con lo Stato», minaccia sempre De Silverio, riferendosi anche alla beffa di chi ha riscattato gli anni di laurea per poter vedere crescere il proprio assegno. «Uno sforzo compiuto a suon di decine di migliaia di euro versati contando sulle regole attuali, che cambiate in corsa rischiano invece di lasciare chi ha pagato con un pugno di mosche in mano», commenta De Silverio.
Fatte le somme una mazzata che rischia di vanificare gli aumenti promessi dalla stessa manovra con il prossimo rinnovo contrattuale di categoria. Che con 2,4 miliardi da spartire tra medici e altro personale sanitario non garantirà comunque il pieno recupero della super inflazione degli ultimi due anni. Tanto che, secondo sia l’Anaao che l’altro sindacato medico Cimo, il contratto 2022-24 «prevederà un’altra perdita del potere d’acquisto dei salari medici del 10%». Tutto questo, denunciano le organizzazioni di categoria, «mentre la sanità privata che non rinnova il contratto dei suoi medici da 18 anni viene premiata con un aumento dei contributi statali che va dai 280 milioni di euro a oltre un miliardo».
Quanto basta per far annunciare ai sindacati degli ospedalieri lo sciopero generale della sanità entro dicembre se il governo non farà marcia indietro almeno sulla norma taglia pensioni.
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