Presidio davanti alla Camera di camici bianchi e dirigenti. Assunzioni, contratto, borse di specializzazione, nuovi Lea, investimenti: questi i temi della protesta. Tra slogan, cartelli e fischietti i dirigenti medici e sanitari sono scesi oggi in piazza davanti alla Camera dei Deputati per denunciare la crisi del settore, tra il mancato rinnovo del contratto e gli scarsi investimenti per la sanità previsti nella Legge di Bilancio. “La situazione è drammatica perché vengono elargite mance elettorali come il reddito di cittadinanza e si preferisce tagliare i servizi. Di Maio ha sempre detto che avrebbe aumentato il Fsn, ebbene è falso”. VIDEO
“Le politiche del governo non rispettano la sanità pubblica”, “Senza medici restano solo i miracoli”, “Nei prossimi anni mancheranno 45 mila medici e dirigenti sanitari”. Questi gli slogan urlati dai sindacati della Dirigenza medica e sanitaria durante il sit-in in Piazza Montecitorio per protestare contro Governo e Regioni. Il sit-in, ricordiamo è solo la prima tappa di una serie d’iniziative di protesta che vedono anche due giorni di sciopero per il 9 e 23 novembre per denunciare, oltre al mancato rinnovo del contratto, anche la scarsa attenzione alla sanità nella Legge di Bilancio. A quanto si apprende i sindacati, hanno incontrato delle delgazioni di Pd e Forza Italia e sono stati ricevuti dal presidente della Commissione Affari sociali Marialucia Lorefice mentre nel pomeriggio è previsto un incontro con le Regioni. Critiche anche a quest’ultime, colpevoli per i sindacati di non aver accantonato negli anni le risorse per il contratto.
La protesta è organizzata da tutte le sigle sindacali dei dirigenti medici del Ssn e dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici. I sindacati hanno anche già indetto due giornate di sciopero a novembre (venerdì 9 e venerdì 23). Medici e dirigenti sanitari (aderenti a Anaao Assomed, Cimo, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm Federazione Veterinari e Medici, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, e Uil Fpl Coordinamento nazionale delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria, Sanitaria) sottolineano che il miliardo di euro messo a disposizione dal governo nel Def era già stato stanziato dall’esecutivo guidato da Gentiloni. Rivendicano un “contratto dignitoso” e denunciano il sottofinanziamento del sistema (dal 2009 in poi gli investimenti in sanità si sono ridotti dello 0,3 per cento ogni anno).
Alla base delle rivendicazioni c’è soprattutto il finanziamento del Fondo sanitario nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i nuovi Lea ai cittadini e per onorare i contratti di lavoro scaduti da dieci anni. “È spregevole – scrivono – mettere in competizione, su risorse insufficienti, il diritto alla cura dei cittadini e quello a un dignitoso contratto di lavoro per i professionisti che quelle cure devono erogare”. Tra le richieste ci sono poi gli aumenti contrattuali previsti per il restante pubblico impiego, “risolvendo in via definitiva l’annosa questione del riconoscimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella loro massa salariale”.
Ma i medici chiedono anche il “superamento, alla firma del contratto, del congelamento al 2016 del trattamento accessorio posto dalla legge Madia, restituendo la retribuzione individuale di anzianità dei dirigenti pensionati”, “patrimonio contrattuale irrinunciabile delle categorie, ai fondi aziendali per assicurare le risorse necessarie per carriere e disagio”. Infine, tra le richieste c’è anche la cancellazione del blocco della spesa per il personale della sanità, fissato al dato 2004 ridotto dell’1,4 per cento, “per facilitare il turnover del personale aprendo una grande stagione di assunzioni nel Ssn in grado di far fronte nei prossimi cinque anni al pensionamento del 40 per cento dei medici, veterinari e dirigenti sanitari attualmente operanti come dipendenti”, completando così “i percorsi di stabilizzazione dei precari della dirigenza, avviati con la legge Madia, ma ancora disattesi in molte Regioni”. Oltre che la previsione nella legge di bilancio “del finanziamento di quota parte del contratto 2019-2021, o perlomeno dell’indennità di vacanza contrattuale, anche per sfuggire al sospetto di un nuovo blocco contrattuale”.
[…]Le associazioni di settore chiedono un incremento delle borse di studio specialistiche di almeno duemila unità all’anno. Occorre intervenire in questa direzione, piuttosto che affollare le aule di ragazzi appena usciti dal liceo che, dopo anni di fatiche, si ritroveranno la strada sbarrata dalle carenze strutturali dell’istruzione italiana. Aldo Grasselli – presidente dell’Associazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari – parla di “Emergenza cronica”, da risolversi attraverso una “Proposta provocatoria”. La provocazione di Grasselli riguarda la durata del percorso di studi: “Se da quattro o cinque anni di durata si contenesse la formazione in tre o quattro anni, si libererebbero ogni anno il 20-25% di risorse utili per un equivalente incremento del numero di borse di specializzazione.” La riduzione avrebbe effetti positivi in termini sia economici che di occupazione: “Se si possono modificare i percorsi formativi, si concentra la formazione e si riduce la durata dei corsi di specializzazione, si riduce il tempo per avere un prodotto finito, e, contemporaneamente, con le risorse liberate si aumenta il numero di borse per avere medici specializzati ogni anno.”[…]