Arriva in serata il via libera di Bruxelles che sblocca il cammino della manovra italiana. Il deficit al 2% accompagnato dal nuovo programma di spending review e dalla revisione al ribasso del Pil riesce a convincere Bruxelles sulla miniriduzione del deficit strutturale chiesta per non infrangere in maniera esplicita le regole Ue. Oggi quindi la commissione discuterà dei conti italiani, ma non si limiterà esclusivamente a non aprire la procedura d’infrazione. Il dibattito poggerà su un accordo tecnico che sarà “celebrato” al Senato dal premier Giuseppe Conte.
L’intesa è arrivata grazie alla definizione condivisa delle ricadute strutturali delle riduzioni imposte ai fondi su reddito di cittadinanza e pensioni, oltre a un programma aggiuntivo di spending review e alla stretta sulle rivalutazioni delle pensioni. Un punto fondamentale per far avvicinare i numeri italiani a quelli europei è stata poi la revisione al ribasso delle ambiziose stime di crescita messe nero su bianco dal governo a ottobre. Con un Pil programmatico che l’anno prossimo non dovrebbe superare il +0,9%, invece di raggiungere il +1,5% previsto prima, si riduce di un paio di decimali anche la correzione richiesta e il quadro si chiude. Naturalmente manca il crisma dell’ufficialità, come fanno notare da Palazzo Chigi con una dose di prudenza aggiuntiva, ma il più è fatto.
La notizia dell’intesa arriva dopo l’ennesima giornata in altalena, nel corso della quale all’ottimismo della mattina era seguita una nuova ondata di preoccupazioni, che aveva portato all’ennesimo incontro a Palazzo Chigi fra Conte e il ministro dell’Economia Tria, in quello che si è trasformato in una sorta di “gabinetto di guerra” a due parallelo ai due leader della maggioranza.
Il passaggio dal 2,4% di deficit nominale al 2% (2,04% al netto dei consueti arrotondamenti) è stato ovviamente decisivo nel riaprire la strada verso l’accordo con Bruxelles. I 6,7 miliardi sono prodotti per la maggior parte dai tagli ai fondi per quota 100 (2 miliardi) e reddito di cittadinanza (1,9 miliardi), a cui sul nominale si aggiungono intorno ai due miliardi di dismissioni immobiliari spinte dal piano in quattro mosse e dagli incentivi ai Comuni che aiutano nella sfida con i cambi di destinazione d’uso. Su quest’ultimo aspetto, che avrà ripercussioni anche sul 2020 e 2021anche se per cifre minori, si è a lungo discusso con Bruxelles nel tentativo di considerarne una componente strutturale. In termini opposti, Roma ha provato a proporre di non considerare strutturale la spesa per quota 100, che sarà in vigore per tre anni, ma il tentativo si è scontrato con il non possumusdi Bruxelles.
Una volta effettuati i tagli, rimanevano circa tre decimali di Pil per raggiungere un obiettivo potabile a Bruxelles, e la mossa decisiva è arrivata dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita. Con un aumento del Pil più basso del previsto di circa sei decimali, si riduce di due decimali la correzione richiesta. Il resto, circa 1,8 miliardi, arriva da un nuovo pacchetto di tagli di spesa ai ministeri.
Oggi quindi il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici informeranno il collegio dei commissari sull’andamento delle discussioni con il governo italiano. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il divario ieri pomeriggio prima dell’intesa tecnica era ritenuto «piccolo». Colloqui al vertice si sono susseguiti nella giornata. È da ricordare che l’eventuale procedura si dovrebbe aprire sulla base di un rapporto sul debito. Quello pubblicato in novembre aveva come premessa il bilancio presentato dall’Italia in ottobre. Si presume che le modifiche apportate in questi giorni dal governo italiano cambino gli stessi presupposti del rapporto sul debito che in caso dovrà essere rivisto prima di raccomandare l’eventuale apertura di una procedura.
Non si può escludere che oggi la Commissione decida di prendere tempo per meglio analizzare i nuovi dati italiani. Bruxelles deve trovare il giusto equilibrio tra il rispetto del Patto, l’attenzione agli sforzi italiani, la volontà evidente di non aizzare gli animi in Italia a pochi mesi da delicate elezioni europee e il desiderio di non innervosire i mercati.
IL SOLE 24 ORE