«Positiva la conferma dell’impegno previsto nel Def per un Fondo sanitario nazionale pari a 113 mld, che equivale al 6,8 % del Pil, ma sul rinnovo del contratto e sulla stabilizzazione dei precari ancora non ci siamo, servono risorse certe nella Manovra». Per finanziare il triennio contrattuale in modo adeguato, consentendo una reale attenzione al merito e quella valorizzazione della produttività indispensabile a sciogliere il nodo scottante delle liste d’attesa, ormai non più rimandabile. Per stabilizzare i 13.500 precari (di cui 6.500 atipici con una selva di 35 tipologie di contratti diversi) e per fare le 12mila assunzioni che servono a coprire i pensionamenti 2012-14 e applicare l’orario di lavoro Ue, che nelle aziende resta di fatto una chimera. «Abbiamo chiesto a stretto giro un incontro a Governo e Comitato di settore. Se non avremo le necessarie rassicurazioni, i sindacati dei medici intensificheranno lo stato di agitazione promuovendo giornate di assemblee e confronti, senza escludere due giornate di sciopero a metà novembre». Le slide dell’Intersindacale
La posizione dell’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria (Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fp Cgil Medici E Dirigenti Sanitari – Fvm – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl Medici) è stata illustrata in una conferenza stampa oggi a Roma.
Per avvalorare questa tesi i medici hanno presentato una serie di slide in cui hanno evidenziato come il fondo per le assunzioni di 3 mila medici e 4 mila infermieri (i 150 milioni dedicati) non “incide sul normale blocco del turnover e si somma alla misura della stabilità dello scorso anno che riguardava l’orario di lavoro”. E in quest’ottica i medici hanno ricordato “come il sistema necessiti di assumere almeno 12 mila medici (6 mila per coprire i pensionamenti del triennio 2012-2014 e 6 mila per applicare la direttiva Ue sull’orario di lavoro). Senza considerare che nel triennio 2017-2020 andranno in pensione almeno altri 20 mila medici”.
Nei numeri dell’Intersindacale un focus anche sul personale precario da stabilizzare: “Sono almeno 13.500 (di cui 7mila a tempo determinato e 6500 atipici)”. E sul punto i medici propongono delle “graduatorie concorsuali riservate almeno per il 50%”. L’intersindacale ha anche rilevato come dal 2010 al 2015 vi sia stato un calo della spesa per il personale dell’1,2% del Pil.
Altro tema il finanziamento dei nuovi contratti. “Rispetto agli 1,9 mld annunciati per tutta la Pa i medici hanno stimato un aumento lordo per la categoria di 115 euro a testa al mese. Una cifra giudicata “insoddisfacente tenendo conto anche che l’ultimo rinnovo aveva previsto un aumento dei 250-300 euro e che tra il 2011 e il 2016 tra le varie norme delle Legge di Stabilità sono tagliati i fondi accessori per 641 mln (circa 628 euro a testa)”.
I medici a questo punto hanno messo nero su bianco alcune richieste a Governo e Regioni:
– implementare le risorse disponibili per un finanziamento del triennio contrattuale coerente con il valore e la funzione sociale del nostro lavoro
– prevedere, anche per la sanità pubblica, la defiscalizzazione del salario di produttività
– estendere al settore pubblico le agevolazioni del cosiddetto “welfare aziendale”
– recuperare i tagli lineari ai fondi contrattuali, che in questi anni hanno ridotto le retribuzioni effettive depauperando le risorse destinate a premiare il merito e remunerare il disagio
– ristabilire i meccanismi contrattuali, garantendo la salvaguardia della RIA a partire dal 2016
– accelerare la stabilizzazione dei precari e l’aumento dell’occupazione giovanile, promesso con la legge di stabilità dello scorso anno, per rispettare la direttiva europea sull’orario di lavoro, largamente disattesa in Italia.
“Mi pare di ricordare – ha detto Costantino Troise – che l’impegno del Ministro era quello di riservare il finanziamento aggiuntivo sui farmaci innovativi e sul capito del personale. Ma sui lavoratori riteniamo che l’intervento non può essere giudicato soddisfacente. La quantità e la qualità delle assunzioni è incerta nei tempi e nei numeri e la quota di finanziamento ad oggi prevedibile è assolutamente insufficiente per la gravosità e la rischiosità di un lavoro che garantisce un diritto costituzionale: merito non è valorizzato. Noi chiediamo alla Ministra e al Governo di assumere l’onere politico di darci delle risposte su livelli retributivi e occupazioni. Inizieremo a fare delle AssebleeDay nelle Aziende di tutta Italia e valuteremo uno sciopero nazionale se entro la metà di novembre le risposte non saranno soddisfacenti”.
19 ottobre 2016