L’unica certezza è un taglio netto delle finanze regionali a livello nazionale di 3 miliardi e 452 milioni che si traduce per il Veneto in una riduzione dei trasferimenti per 228 milioni di euro all’anno da qui al 2018. Poca roba, si potrebbe pensare a fronte di un bilancio di quasi dieci miliardi e alla promessa di un allentamento progressivo del Patto di stabilità, ma non è così.
Le tabelle del bilancio di previsione regionale 2015-2017 appena votato dagli inquilini di palazzo Ferro Fini mettono in risalto i continui tagli ai trasferimenti dovuti alle manovre finanziarie del 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015 (tutte drastiche, tutte urgenti, tutte lacrime e sangue) arrivando a un totale di -747 milioni di euro all’anno per tutti gli anni a venire. Una botta che vincola i bilanci regionali e che prelude tempi ancora più duri per i tecnici dell’assessore Roberto Ciambetti che si trovano ad avere spazi di manovra sempre più ridotti a fronte di richieste di servizio e spese in drastico aumento (non ultima la polpetta avvelenata dei dipendenti provinciali che dovranno essere assorbiti dalle Regioni). «Forse chi sta Roma non si rende conto che le Regioni forniscono servizi delegati dal governo – dice Ciambetti – Quest’anno saremo ancora in grado di mantenere i conti in ordine senza chiedere sacrifici ai cittadini, ma le politiche del governo continuano a scaricare il peso delle manovre sulle Regioni e, secondo me, vogliono puntare a costringerci ad aumentare le tasse». Dal 2010 al 2015, al netto della spesa per la Sanità che da sola impiega 8 miliardi e mezzo, gli spazi di manovra sono scesi da due miliardi e mezzo a meno di un miliardo per il 2015. E visto che dei 968 milioni di euro, 480 andranno in spese tecniche e di funzionamento, poco più di 200 al sociale circa altri 200 alla manutenzione del territorio e alle infrastrutture, per gli investimenti restano poco più di 80 milioni di euro che andranno via in un battibaleno tra interventi di riparazione straordinari delle strade e dissesto idrogeologico. Un po’ meglio va sul fronte delle risorse europee. Con un investimento ulteriore di 30 milioni di euro il Veneto punta a portare a casa quasi un miliardo e mezzo di fondi di sviluppo. Secondo le previsioni i finanziamenti provenienti da Bruxelles dovrebbero permettere di raddoppiare i fondi destinati al sociale (da 211 milioni si passa a 523) e di moltiplicare quelli destinati al territorio e alle infrastrutture (da 178 milioni si passa a un miliardo e 295 milioni). Anche per questo ieri il governatore Luca Zaia ha voluto sottolineare l’importanza della cooperazione internazionale e dell’Euregio con Friuli Venezia Giulia, Carinzia (e prossimamente Istria) che permettono di accedere più facilmente alle risorse comunitarie. «La nostra Euregio non è una scatola vuota e tanto meno un poltronificio – spiega Zaia -, ma uno strumento che affronta concretamente temi di interesse reale per le nostre popolazioni, come la sanità e la protezione civile». Lo scambio continuo di informazioni tra le strutture tecniche permetterà infatti di coordinare più facilmente le gestioni delle emergenze .
Al.A. – Il Corriere del Veneto – 23 dicembre 2014