I sindaci preparano le barricate: «Sono tagli insostenibili». Secondo l’Ifel Venezia sarà la seconda città più tartassata d’Italia. Il nodo servizi
VENEZIA – Tasse più alte, sgravi meno corposi, pensioni leggere. E poi ticket, balzelli, accise, addizionali e nuovi legacci del patto di stabilità per un totale di un miliardo e mezzo di euro. E’ questo il prezzo che dovranno pagare i veneti il prossimo anno con l’entrata in vigore della manovra finanziaria approvata definitivamente tre giorni fa. Una botta da quasi trecento euro a persona – neonati compresi – che peserà nelle tasche dei veneziani, padovani, trevigiani, veronesi, vicentini, rodigini e bellunesi quasi venti euro in più rispetto al resto degli italiani. Ma gli effetti diretti nelle tasche dei veneti non sono l’unica novità di questa manovra. La mancata introduzione dei correttivi del patto di stabilità farà schizzare alle stelle i tagli dei Comuni che, se vorranno rispettare la sacralità del pareggio di bilancio imposta dal susseguirsi di manovre fiscali, dovranno pescare ancora una volta dai conti bancari dei cittadini senza tanto ritegno.
«Il federalismo è stato massacrato alla faccia delle balle di tutti i leghisti – sbotta il sindaco di Padova Flavio Zanonato – Ora si scopre l’inganno: con questa manovra i Comuni dovranno tagliare il sociale e dovranno danneggiare i loro cittadini». E in effetti a guardare le simulazioni del centro studi Ifel i veneti dovranno attendersi pesanti tagli ai servizi e ai trasporti e dovranno adattarsi a vivere in città che cercheranno di ridurre al minimo le opere di manutenzione stradale e degli edifici pubblici. In attesa del calcolo dei nuovi effetti legati all’ultima manovra che arrivano a quasi sette miliardi in tutto il territorio nazionale, è possibile che, se non ci sarà un intervento correttivo del governo dell’ultimo minuto, il capoluogo regionale – a causa degli strascichi del patto di stabilità – si troverà a dover tagliare il prossimo anno più di cinquanta milioni di euro per rientrare nei vincoli finanziari imposti dalla legge. Una cifra che se si dovesse confermare avrebbe conseguenze terrificanti per i veneziani – e per chiunque decida di visitare la città lagunare o anche solo parcheggiarci vicino – visto che per tagliare i circa cinquanta milioni di quest’anno il Comune ha dovuto introdurre per la prima volta l’addizionale Irpef e la tassa di soggiorno.
«Non è più una questione di tagli o di dimensione dei tagli ai trasferimenti – interviene il primo cittadino di Venezia Giorgio Orsoni -. Il problema è che lo Stato va contro la Costituzione e i Comuni hanno perso definitivamente la loro autonomia. Ora i municipi sono enti di decentramento del potere statale come accadeva nel 1934, durante il fascismo». D’altra parte i sindaci non ci stanno a fare la parte di quelli che tartassano i cittadini come fa notare anche l’assessore al bilancio del Comune di Vicenza Umberto Lago che definisce questi tagli «insopportabili, folli e dissennati ». L’unico sindaco a correre in difesa del governo – sperando ovviamente nei correttivi visto che Verona dovrà congelare più di venti milioni se non ci saranno interventi – è Flavio Tosi che sottolinea che «questa manovra è figlia del debito pubblico degli anni Ottanta. Senza interventi rischiamo di fare la fine della Grecia ». Per il senatore Marco Stradiotto della commissione Finanze però «siamo di fronte a una manovra insostenibile perché non tiene conto nemmeno questa volta delle esigenze degli enti locali» e per il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi i veneti subiranno effetti pesanti a lungo termine. «Questa manovra colpisce ancora una volta il Nord del Paese e avrà forti ripercussioni sulle famiglie».
Corriere Veneto – 19 luglio 2011