In rampa di lancio ci sono anzitutto alcuni ritocchi, da affinare anche sulla base delle indicazioni che emergeranno dal tavolo tecnico esecutivo-sindacati sulla manovra che dovrebbe aprirsi la prossima settimana, per integrare l’Ape sociale. Primo fra tutti l’abbassamento della soglia contributiva da 36 a 30 anni per consentire l’accesso all’Anticipo pensionistico sociale ai lavoratori edili. A chiedere formalmente questa modifica è stato già il Pd con la presidente dei deputati, Debora Serracchiani, e il responsabile economico Antonio Misiani. E sostanzialmente d’accordo sono Leu e M5s.
Una chiara indicazione in questa direzione era stata già data dalla Commissione tecnica sui lavori gravosi, presieduta da Cesare Damiano. E lo stesso Damiano insiste sulla necessità di far rientrare nel bacino dell’Ape i cosiddetti lavoratori precoci. Due correttivi “caldeggiati” pure da Cgil, Cisl e Uil che avrebbero anche la funzione di fertilizzare il terreno sul quale si giocherà da dicembre la partita sugli assestamenti previdenziali da individuare per il dopo Quota 102.
La decisione di Draghi di aprire il tavolo sulla possibile riforma, facendolo precedere da un confronto tecnico sui possibili mini-ritocchi alla manovra, è stata accolta con favore non solo dai sindacati. La Lega l’ha definita «un’ottima notizia», in linea con la sua proposta di non tornare alla legge Fornero. Il Carroccio, tra l’altro, spera di ritoccare il Ddl di bilancio per irrobustire il Fondo per le uscire anticipate nelle piccole e medie imprese in crisi (che al momento ha una dote di 150 milioni nel 2022 e di altri 400 milioni nel biennio successivo) e per aumentare le pensioni di invalidità con eventuali risparmi da recuperare da una stretta al Reddito di cittadinanza.
Resta da capire se la Lega appoggerà in toto la linea tracciata da Draghi per vincolare al ricalcolo contributivo dell’assegno tutto il meccanismo dei pensionamenti prima del limite di vecchiaia, da far entrare in vigore nel 2023. Una linea sostanzialmente condivisa dal Pd. Orlando ha già detto che, in tema di flessibilità in uscita, con un sistema contributivo è ragionevole che chi va in pensione prima prenda meno. Ma secondo il ministro occorre anche superare alcune distorsioni della legge Fornero, come quelle dei trattamenti identici per lavoratori che svolgono lavori diversi, della pensione delle donne e della tutela previdenziale dei giovani. Favorevole al contributivo è Iv. E anche per Forza Italia il modello finale del sistema previdenziale deve essere quello di un “contributivo omogeneo” da definire con una riforma strutturale, come ha sottolineato nei giorni scorsi il viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto. Anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, resta convinto che la strada da percorrere sia quella del sistema contributivo. Tridico ha recentemente manifestato una certa sorpresa per la scelta di Quota 102 nel 2022 perché considera il sistema delle Quote troppo rigido. Ma su questo punto la manovra non potrà essere più toccata.