Per quali ragioni ha dato via libera a un compromesso sul Patto di stabilità meno flessibile di quanto chiedeva l’Italia? Dove pensa di trovare le risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo? Come si eviterà l’isolamento dell’Italia dopo la bocciatura del Mes, soprattutto ora che il nuovo Patto chiede un’interazione molto stretta fra i Paesi europei e con la Commissione? Sono di questo tenore le domande che l’opposizione si prepara a rivolgere a Giancarlo Giorgetti in commissione Bilancio alla Camera, dove il ministro è atteso alle 14 per partecipare ai lavori sull’esame della manovra, dopo la richiesta di un’informativa avanzata da Pd, M5s, Iv, Avs e Azione.
Opposizioni sul piede di guerra
Da giorni le opposizioni in coro invocano le dimissioni del ministro dell’Economia, dopo il voto della maggioranza che ha bloccato la ratifica della riforma del Mes. Lo accusano soprattutto dopo averlo sentito dire che nel suo ruolo «aveva interesse che fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario» ma «non c’era aria» per farlo. Giorgetti è tranquillo – assicurano fonti a lui vicine -, se ci saranno domande è pronto a rispondere in commissione.
«Il Parlamento ha chiesto al ministro di parlare di Mes e Patto di stabilità – osserva Luigi Marattin, di Iv – e ci aspettiamo che parli di questo: in una repubblica parlamentare funziona così». Anche perché, nota Marco Grimaldi, di Avs, «vogliamo ci spieghi, alla luce del nuovo Patto, come la legge di bilancio e le politiche economiche del governo possano evitare un disastro sociale». Le incognite sono tante secondo la dem Maria Cecilia Guerra: «Il nuovo Patto è meno flessibile di quanto sperava il governo, questo avrà ricadute rilevanti sulla leggi».
Manovra giovedì 28 in Aula alla Camera
In attesa anche del report di Eurostat con i dati relativi al superbonus, la priorità è portare a termine l’approvazione della manovra in Parlamento entro la fine dell’anno. Va concluso in commissione l’esame degli emendamenti, giovedì il testo è atteso in Aula: è da capire quanto spazio ci sarà per i quesiti delle opposizioni. «Poiché è una manovra blindata, dalla maggioranza già ci hanno detto che i nostri li bocciano tutti – spiega uno di loro -, ma noi vogliamo che su tutte le proposte ci sia il parere e il voto».
Le misure principali della legge di bilancio
Proroga del taglio del cuneo fiscale per il 2024 e Irpef che passa da 4 a 3 aliquote: sono le misure più importanti della Legge di Bilancio, approvata il 22 dicembre in Senato, e che approda alla Camera per avere il via libera definitivo il 29 dicembre. Da sole, queste due misure assorbono metà dei 28 miliardi di euro stanziati dalla manovra. Il testo che ha ottenuto l’ok del Senato consta di 109 articoli. La maggioranza alla Camera potrà sostanzialmente solo approvarlo. Nella legge viene confermato il taglio del cuneo fiscale, già in vigore da luglio (6 punti in meno per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila). Ma la riduzione non sarà applicata alle tredicesime ed è finanziata solo per il 2024.
Poi c’è la nuova Irpef, che passa da quattro a tre aliquote, con l’accorpamento dei primi due scaglioni (l’aliquota del 23% sarà applicata sui redditi fino a 28mila euro): l’effetto combinato di cuneo ed Irpef, secondo il Tesoro, rimpinguerà le buste paga dei dipendenti fino 1.298 euro annui. Sul fronte pensioni si torna a Quota 103, ma con penalizzazioni: restano i 62 anni d’età e 41 di contributi, ma l’assegno sarà ricalcolato con il metodo contributivo e con un tetto massimo mensile di circa 2.250 euro. Secondo le stime, consentirà la pensione anticipata a 17mila persone nel 2024. Nel corso dei lavori in Senato è arrivata anche la correzione sul contestato taglio alle pensioni del personale sanitario, degli enti locali, degli uffici giudiziari e dei maestri. Saranno salvi i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non saranno toccate le pensioni di vecchiaia.
Il Sole 24 Ore