Il taglio alle pensioni dei dipendenti pubblici è una questione di credibilità e di reputazione del sistema: non si fanno leggi retroattive, non si manomettono i rendimenti concordati e pagati con contratti e riscatti. Pesanti penalizzazioni che in molti casi, considerando l’aspettativa di vita, azzerano l’intera liquidazione. È una vera e propria patrimoniale riservata al lavoro pubblico. Sarebbe facile trovare le coperture superando le aliquote privilegiate di chi contribuisce meno.
“Il taglio dei rendimenti delle pensioni future dei dipendenti pubblici non riguarda solo gli interessati: è una questione di credibilità e di reputazione del sistema: non si fanno leggi retroattive, non si manomettono i rendimenti concordati e pagati con contratti e riscatti. Sarebbe come se il governo decidesse di ridurre il rendimento dei titoli di stato a tasso fisso concordati: si produrrebbe il disastro finanziario”. È il commento del Segretario Generale COSMED alle misure contenute nella manovra economica 2024 in tema di pensioni. “I rendimenti – prosegue Cavallero – non sono un regalo. I dipendenti pubblici hanno rinunciato per anni al 37% della retribuzione per alimentare il trattamento previdenziale e in molti casi hanno pagato i riscatti per periodi di studio con ingenti contribuzioni calcolate su quel rendimento e con una riserva matematica calcolata su quell’aliquota. Nemmeno la “legge Fornero” si era spinta a tanto, consapevole della verosimile incostituzionalità di un intervento retroattivo sui rendimenti. È un precedente gravissimo che crea sfiducia e incertezza per tutti i cittadini sul destino dei risparmi accantonati”.
“Non si illuda il governo di fare cassa, gli esiti sono già evidenti: esodo dal lavoro non appena vengono raggiunti i requisiti minimi (in particolare si svuotano gli ospedali già carenti di medici e sanitari), inevitabile la sospensione dei flussi finanziari dovuti ai riscatti, l’apertura di un contenzioso infinito”, ammonisce Cavallero.
“A questo si aggiunge il perdurante sequestro della liquidazione nonostante i richiami della Corte Costituzionale, argomento accantonato dalla legge di bilancio, e il mancato recupero del tasso di inflazione sulle pensioni che ripropone una legislazione di emergenza che è diventata una situazione evidentemente permanente”.
La decurtazione è estremamente pesante e per una parte significativa di contribuenti considerando la durata media di una pensione pari a 20 anni è addirittura superiore all’entità di tutta la liquidazione, come risulta dallo studio COSMED allegato. È una vera e propria patrimoniale riservata ai dipendenti pubblici.
“Quanto ai presunti privilegi dei dipendenti pubblici ricordiamo – sottolinea Cavallero – che sono lavoratori che da sempre pagano l’aliquota massima, senza evasione fiscale e senza accesso a prepensionamenti”.
“Ricordiamo anche che mentre i dipendenti pagano il 33% della loro retribuzione, altre categorie contribuiscono in misura assai inferiore: Coltivatori diretti 24%, Commercianti e Artigiani 24% iscritti alla gestione separata 26,23% iscritti alla gestione separata con doppio lavoro 24%. L’omogeneizzazione evidentemente vale solo per il pagamento e non per la contribuzione. Inoltre il 44% delle pensioni ovvero circa 7 milioni di pensioni non solo sostenute da adeguata contribuzione, giusto innalzare le pensioni minime, ma solo per coloro che non dispongono di patrimoni e di rendite”.
“Come si vede – conclude Cavallero – sarebbe molto facile trovare coperture alternative e veramente efficaci all’inaccettabile provvedimento, troppo facile colpire sempre gli stessi contribuenti”.