Alla sanità del 2023 vengono destinate certo più risorse, ma per bollette e vaccini e farmaci anti Covid, non per servizi e personale. Anche la promessa indennità di Pronto soccorso viene rinviata al 2024. Niente per il Contratto di lavoro 2019-2021, che prevede incrementi pari a un terzo del tasso inflattivo attuale, e nessun finanziamento per quello 2022-2024.
Le condizioni di lavoro dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, divenute insopportabili, anche a causa di una pandemia non ancora superata, alimentano uno stato di crisi della sanità pubblica che ha ridotto il Ssn a malato terminale. Le fughe di massa dei professionisti, insieme con l’insoddisfazione e lo scontento di chi non fugge, suonano un allarme che, però, non arriva alle orecchie del ministro della Salute e del Governo che non vedono organici drammaticamente ridotti al lumicino al punto da mettere a rischio l’accesso dei cittadini alla prevenzione e alle cure, insieme con la loro qualità e sicurezza.
Servono investimenti per le retribuzioni e per le assunzioni, perché la carenza di specialisti non può essere colmata dalle cooperative dei medici a gettone, pagati per lo stesso lavoro il triplo dei dipendenti e gratificati di una flat tax che porta a livelli intollerabili anche il differenziale contributivo. Una miscela che agisce da potente calamita.
Le premesse erano state migliori. Un Governo nuovo, politico in quanto nato dalla volontà elettorale, un medico ministro, un tecnico. Ma ad oggi di tecnico, e di nuovo, abbiamo visto ben poco. Abbiamo registrato solo una dichiarazione circa l’opportunità di aumentare la retribuzione, non ancora seguita da fatti concreti.
Nemmeno una convocazione da parte del ministro, o un accenno, benché richiesto più volte e in più tempi. Non una sola parola sul rinnovo di un contratto di lavoro che s’impolvera nelle stanze del Mef candidato ormai a gestire anche la salute.
Se questa è la considerazione in cui vengono tenuti migliaia di professionisti che hanno evitato al Paese una caporetto sanitaria, essi reagiranno con un corale “basta”: ai turni eccessivi, al lavoro oltre l’orario dovuto, a fare in tre il lavoro di sei, a rubare tempo alla vita. Per godersi, finalmente, 5 milioni di giornate di ferie arretrate, recuperare 10 milioni di ore di straordinario, stare a casa a Natale e S. Stefano. Senza farsi mancare Capodanno e Befana.
I dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn, in mancanza di segnali immediati e concreti, porteranno nelle piazze la loro insoddisfazione e la loro rabbia. Se per guadagnare attenzione e rispetto occorre fare come altre categorie hanno fatto, noi siamo pronti. Pronti dallo stato di agitazione a tutte le iniziative necessarie per difendere e tutelare la sanità pubblica e il lavoro del suo capitale umano.
Da troppo tempo si sta seminando vento. Nessuno si meravigli se si raccoglie tempesta.
La sanità pubblica si fermerà ore, giorni, settimane per non fermarsi per sempre.