Tagli di spesa per quasi 3,2 miliardi. Che vanno a puntellare un sistema di coperture “autonome” alimentato anche da maggiori entrate per quasi 7,3 miliardi e dai 4,26 miliardi del decreto fiscale (contabilizzati come minore spesa con il “passaggio” al Fispe, il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica).
In tutto oltre 14,7 miliardi che si aggiungono ai 12 miliardi, o poco più, di maggior deficit utilizzato. Con il risultato di posizionare l’asticella delle coperture ai fini dell’indebitamento netto Pa a quota 26,7 miliardi. A rendere chiari i numeri della manovra 2017 sono la relazione tecnica e il prospetto allegato al disegno di legge di Bilancio, che da oggi comincia formalmente l’iter in Commissione alla Camera.
I tagli previsti dall’articolato vero proprio ammontano a quasi 2,5 miliardi. Altri 640 milioni di minori spese arrivano dalla “sezione II” del Ddl (definanziamenti, riprogrammazioni e via dicendo). Si arriva così a 3,17 miliardi. Sotto la voce minori spese, ai fini dell’indebitamento Pa 2017, compaiono anche i 4,26 miliardi di riduzione del Fondo Fispe (ovvero la dote del Dl fiscale utilizzata a fini di copertura). Complessivamente la riduzione di spesa contabilizzata con il solo articolato è di 6,74 miliardi. Allo stesso tempo le maggiori uscite innescate dalla manovra varata dal Governo sfiorano i 10,1 miliardi, soprattutto sotto la spinta delle risorse per il Fondo per i contratti degli statali (1,48 miliardi), della dote per rafforzare le quattordicesime dei pensionati (800 milioni) e per fa decollare l’intero pacchetto-previdenza (dai 300 milioni dell’Ape “social”ai 360 milioni per l’uscita agevolata dei lavoratori “precoci”), oltre che dei fondi per fronteggiare l’emergenza-terremoto e di quelli destinati a rilanciare gli investimenti. Lo scarto tra maggiori e minori spese dell’articolato risulta così con il segno “più” per 3,35 miliardi.
Negativo per 9,35 miliardi è invece il saldo tra maggiori e minori entrate, soprattutto per effetto della sterilizzazione per il prossimo anno delle clausole di salvaguardia fiscali, Iva in primis, che ha assorbito 15,1 miliardi. In particolare, le maggiori entrate si fermano a 7,29 miliardi, anche grazie agli oltre 2 miliardi attesi dall’operazione sulle frequenze Tlc, agli 1,24 miliardi collegati alla riduzione del bonus Ace e agli 1,6 miliardi della riapertura della voluntary disclosure. Le minori entrate superano i 16,6 miliardi anche per effetto dei 209,1 milioni di ricaduta negativa sull’Irpef della detassazione dei premi di produttività e dei 212,7 milioni sempre di minor gettito Irpef per l’estensione della no tax area dei pensionati.
Con la nuova composizione della manovra, scaturita dall’attuazione della riforma del Bilancio che è stata approvata la scorsa estate dal Parlamento, alcune “voci” sono collocate nella seconda sezione del Ddl di Bilancio. Sempre in termini di indebitamento netto Pa, il Governo fa scattare definanziamenti per 2,66 miliardi ma anche rifinanziamenti per 2,29 miliardi e riprogrammazioni per 29 milioni. Il cosiddetto “effetto retroazione” è di 350 milioni riconducibili soprattutto al versante delle maggiori entrate tributarie (246 milioni).
Il Sole 24 Ore – 2 novembre 2016