Mangiare con gli occhi non è una metafora. La vista guida l’appetito nella nostra specie, a differenza di animali meno evoluti che preferiscono seguire il naso. Il rosso, dalla carne alla frutta matura, indica un cibo ricco di proteine e calorie, e quindi da preferire, secondo i gusti dei nostri antenati perennemente affamati. Il verde, indice di una mela acerba o di una verdura povera di energia, non è invece il massimo per stuzzicare l’appetito.
Così è da quando è nato l’uomo, racconta uno studio su Scientific Reports pubblicato dalla Sissa, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste. Poiché alla ricerca di cibo i primitivi dedicavano la maggior parte dei loro sforzi, il cervello si è evoluto per ottimizzare la scelta degli alimenti più nutrienti. Aiutati dalla messa a punto di un sistema di visione tricromatico (che combina rosso, blu e verde e che si è probabilmente sviluppato fra 80 e 30 milioni di anni fa negli uomini e in altri primati), i nostri antenati hanno sviluppato questo “semaforo al contrario” in cui il rosso scatena l’appetito e il verde lo sopprime. Nell’esperimento, a 68 volontari sono stati mostrati alimenti verdi o rossi. Loro hanno quantificato il desiderio di mangiarli e stimato quanto fossero nutrienti. «Nei cibi non processati, il colore predice l’apporto calorico» spiega Francesco Foroni, neuroscienziato della Sissa. L’associazione fra rosso e appetito vale anche per i cibi cotti.
Sembrerebbe un controsenso. Ma, spiega Raffaella Rumiati, un’altra autrice, «questo ci suggerisce la presenza di meccanismi evolutivi molto antichi, precedenti all’introduzione della cottura».
Repubblica – 17 novembre 2016