A partire dal mese di marzo l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie sarà costretto a ridurre drasticamente i servizi erogati alla Regione Veneto dal Centro regionale di epidemiologia veterinaria. Mancano infatti all’appello i finanziamenti dell’attività 2011 del Crev e quelli relativi al 2012, per cui la giunta regionale ha stanziato sì oltre 837mila euro, sono, però, bloccati fino alla stipula di una nuova convenzione tra Regione e IZSVe. Stipula che dovrà essere predisposta dalla Segreteria regionale per la sanità. Quando? Non si sa. Morale, l’IZSVe si troverà nel bilancio consuntivo del 2011 un ammanco di oltre 700mila euro. Motivo che ha spinto il direttore generale Igino Andrighetto ad avvertire la Regione: il Crev non può più assicurarvi tutti i servizi che svolgiamo specificatamente per voi.
Quella odierna è solo l’ultima puntata di una vicenda che si trascina da mesi, a partire dal mancato finanziamento dell’attività 2011 del Centro. E i segnali sono stati diversi e preoccupanti. Il segretario regionale del Sindacato italiano dei veterinari di medicina pubblica, Roberto Poggiani, il mese scorso aveva lanciato l’allarme non solo sui mancati finanziamenti al Crev ma anche sulla ventilata ipotesi di smembrare il prestigioso Istituto Zooprofilattico delle Venezie, fiore all’occhiello della sanità veneta, sede di centri di referenza nazionale e internazionale. «Tutti questi indizi – afferma Poggiani – sembrano configurare, se non addirittura un attacco all’Istituto e alla veterinaria veneta, una grave mancanza di strategia globale da parte della Regione. Proprio l’assenza di una progettualità definita e di segnali univoci oltre all’incertezza programmatoria rappresentano una fonte di profondo disagio per l’intera categoria. Prima la soppressione dell’Unità di progetto dei servizi veterinari regionali, poi dopo due anni il suo ripristino. Su tutto una mancanza di certezze assoluta. Atteggiamenti inspiegabili, visto che i servizi di tutela della sanità animale e della sicurezza alimentare hanno sempre rappresentato un punto di eccellenza per il territorio veneto».
Al “blocco” dei fondi, si sono accompagnate una serie di “manovre”, con progetti di frammentazione del Crev e ingerenze nelle nomine di competenza dell’Istituto che hanno aggravato il quadro.
Quando a metà dicembre scorso era stata inaugurata a Padova la Torre della ricerca, il governatore Zaia aveva annunciato l’intenzione di trasferirvi la virologa Ilaria Capua, a capo del Dipartimento ricerca biomedica comparata dell’IZSVe, ricercatrice di fama internazionale che si occupa tra l’altro delle malattie dell’interfaccia uomo-animale. Peccato che l’IZSVe proprio per il team della dottoressa Capua, un’ottantina di persone, avesse già progettato un ampliamento della sede di Legnaro, facendo ricorso a fondi propri e a un finanziamento ottenuto dal Ministero di circa tre milioni. Cifre con cui secondo i piani regionali l’IZSVe dovrebbe comprare invece un altro piano della Torre che, aggiunto a quello già acquistato, farebbe da sede ai laboratori. E le attrezzature? Per non parlare del fatto che spostare ricerche di questo tipo non è semplice. Innanzitutto per l’esigenza di avere elevati livelli di biosicurezza, poi per l’impossibilità di collocare in un grattacielo strutture come lo stabulario che sono necessariamente esterne. Innegabili poi le difficoltà di collegamento con gli altri servizi diretti dalla dottoressa Capua che resterebbero a Legnaro. La proposta in ogni caso, è stato fatto notare, andrebbe sottoposta al comitato di indirizzo dell’Istituto di cui fanno parte oltre alla Regione Veneto, anche la Regione Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano che ne sono enti cogerenti.
«Lo Zooprofilattico di Legnaro rappresenta un modello di gestione tra gli altri Izs italiani – afferma Poggiani – e meriterebbe quindi tutto l’appoggio delle istituzioni, mantenendo intatta quell’integrità che ne ha fatto il centro di eccellenza che è oggi. Invece sembra quasi di respirare un’aria di delegittimazione».
I segnali si sprecano. Il segretario regionale per la sanità Domenico Mantoan avrebbe chiesto di conoscere quanto personale del Crev è dedicato alle attività svolte per la Regione Veneto con il progetto di distaccarlo presso quest’ultima. «Un’organizzazione che comporterebbe una frammentazione delle attività – commenta il segretario SIVeMP -. Minore efficacia e aumento dei costi. Per non parlare dei rischi in caso di emergenze epidemiche».
A questo si aggiungerebbe la volontà di designare un direttore di struttura di nomina regionale. Un’ingerenza esterna mai avvenuta all’IZSVe. Lecito chiedersi anche in questo caso cosa ne penserebbero la Regione Friuli e le province di Trento e Bolzano visto che, val la pena di ricordarlo, il Crev non è un centro specialistico della Regione Veneto, ma ha funzione sovraregionale.
Tutti argomenti che il direttore Andrighetto ha fatto presente ora al segretario Mantoan. Come le difficoltà di bilancio impediscano al Crev di continuare ad assicurare tutti i servizi finora erogati alla Regione necessari per la corretta prevenzione della diffusione di malattie fra animali e fra animali e uomini.
A cura di C.Fo – 21 febbraio 2012