L’ultima manovra ha assegnato alla commissione di Finocchiaro il compito di vigilare sugli enti previdenziali privati. Ma mancano risorse e personale adeguati. E adesso gli istituti temono di perdere autonomia
Bisognerà monitorare attentamente qualcosa come 40 miliardi di euro. A tanto ammontano le risorse delle Casse previdenziali private, che rappresentano le future pensioni di professionisti tra cui medici, avvocati o architetti. Patrimoni che la Covip, la commissione di vigilanza guidata da Antonio Finocchiaro che finora si era occupata esclusivamente di fondi pensione, dovrà controllare per garantire che le casse non si avvicinino a investimenti rischiosi che possano metterne a rischio la stabilità. A deciderlo è stata la manovra, che ha voluto ridimensionare l’autonomia di questi enti dopo che nel settore si è alzato un polverone per la presenza nei portafogli di titoli strutturati o poco trasparenti. Ma la discesa in campo della commissione guidata da Finocchiaro è piena di nodi da sciogliere. La Covip con questo nuovo incarico dovrà infatti cambiare pelle. Finora il suo ambito di attività era rappresentato dai prodotti di secondo pilastro (i fondi integrativi che si aggiungono alla previdenza obbligatoria), mentre le Casse erogano pensioni di primo pilastro. E come tali sono strutturalmente molto diverse dai fondi pensione che, per esempio, non possono investire direttamente in immobili, mentre per le Casse l’investimento nel mattone rappresenta spesso una fetta molto importante del patrimonio. Come pensioni di natura
privata le Casse hanno poi diritto a un’autonomia maggiore e al contempo devono riferire a una pluralità di istituzioni: ministeri dell’Economia e del Lavoro, Corte dei Conti, commissione Bicamerale e Mefop. La Covip si aggiungerà quindi a questo lungo elenco e bisognerà stare attenti a non imbrigliare troppo le Casse. Si tratta di una questione che dovrà essere chiarita dal decreto sugli investimenti finanziari che i ministeri di Economia e Lavoro dovranno emanare entro gennaio. La norma dovrà definire gli investimenti leciti e quelli vietati. Ma fino ad allora la Commissione non ha alcun testo da prendere come riferimento per controllare le Casse. C’è un’altra questione nient’affatto secondaria: quella delle risorse, di personale e finanziarie, che la Covip dovrà mettere in campo per controllare altri 40 miliardi di patrimoni. Oggi, con un personale complessivo di 73 persone, vigila su un patrimonio di circa 80 miliardi. Lo sforzo appare quindi ingente, considerando che Covip dovrà effettuare anche ispezioni nelle sedi delle Casse. Ma la legge precisa a chiare lettere che i compiti di vigilanza attribuiti dovranno essere esercitati «con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente’ . Detto in altri termini, la Commissione non potrà avere a disposizione nuove risorse finanziarie per creare un team di tecnici e analisti in grado di districarsi tra i bilanci complicati e gli investimenti articolati delle Casse previdenziali. Gli unici aiuti potranno arrivare da personale reperito presso altre pubbliche amministrazioni «mediante collocamento in posizione di comando fuori ruolo, con contestuale indisponibilità dei posti nell’amministrazione di provenienza». In praticasi tratta di esuberi, tra i quali non sarà per nulla facile reperire le professionalità di cui la Commissione avrebbe bisogno per svolgere al meglio il nuovo compito cui è stata chiamata. Un team di 10-12 persone (sarebbe questa la richiesta di Finocchiaro) costerebbe alla Commissione circa 600 mila euro l’anno: disponibilità che in realtà potrebbero essere reperite nel bilancio 2010 che Covip ha chiuso con un avanzo di 1,4 milioni. Se non fosse che la Finanziaria 2010 ha già obbligato Finocchiaro a versare gran parte dell’avanzo a favore della Commissione di garanzia per la tutela dello sciopero per i prossimi tre anni, come contributo al sostegno di altre autorità. Inoltre, visto che la gran parte delle entrate di Covip arriva dai versamenti degli enti finora vigilati (i fondi pensione), c’è anche un problema di impiego delle risorse verso enti che non contribuiscono al bilancio. Il tutto mentre Casse puntano i piedi contro il nuovo vigilante, timorose di perdere la tanto cara autonomia.
Milano Finanza 1 agosto 2011