Le malattie delle api e la loro ricaduta sui prodotti dell’alveare sono stati al centro di una giornata di studio il 3 marzo scorso a Folgaria, nell’ambito del corso di aggiornamento : “Impianto normativo comunitario: prospettive e criticità nei vari settori produttivi”. La SIMeVeP si era già interessata, alcuni anni fa, alle problematiche del settore, e ha deciso di riproporre l’argomento, viste le molte novità nello specifico campo che interessano le attività del veterinario pubblico. La giornata si è aperta con la relazione di Antonio Felicioli della facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa che ha parlato di immunità delle api e superorganismo, considerando la famiglia di api come un organismo superiore, dove i vari compiti degli organi sono assolti da singoli gruppi di soggetti.
Questa alta specificità può determinare problemi alla famiglia nel caso l’equilibrio venisse alterato da parte di patogeni,con interventi scorretti da parte dell’apicoltore, uso di sostanze non specifiche, insetticidi, parassiti.
Successivamente si è affrontata nello specifico la Varroasi , una delle grosse piaghe del settore, con l’intervento di Antonio Nanetti, ricercatore del CRA-Api di Bologna , che ha esposto dapprima il ciclo del parassita e la sua biologia analizzando come questo si sia “evoluto” con il passare degli anni, per passare poi al trattamento, evidenziando che dai dati del commercio appare che può esistere un reale sospetto che circa il 50% degli alveari attualmente denunciati presso le Asl vengano curati con prodotti “non convenzionali”. Apibioxal oggi è un prodotto a libera vendita a base di acido ossalico dopo che questo ha ricevuto l’Aic. Per cui non è più necessaria, cosa che era avvenuta nelle more dell’autorizzazione, la prescrizione con ricetta medico veterinaria in copia semplice.
Infine Franco Mutinelli, responsabile del centro di referenza dell’IzsVe, ha esaminato lo stato sanitario delle api, la normativa e le problematiche legate alla produzione del miele, soffermandosi sulla necessità che le norme contenute nel Regolamento di polizia veterinaria vengano aggiornate alle esigenze della moderna apicoltura. Il limite di 5 microgrammi/ Kg di alcune sostanze nel miele nella ricerca, soprattutto di antibiotici e chemioterapici, è sicuramente molto basso. Questo può essere un campanello di allarme per gli apicoltori che devono cercare di produrre utilizzando buone pratiche e mettendo in atto tutte quelle attività necessarie ad evitare l’inquinamento dei prodotti dell’ alveare.
A queste relazioni è seguita una discussione con i colleghi partecipanti al corso che hanno dimostrato un grande interesse per l’argomento. Non mi resta che ringraziare i relatori, la commissione scientifica del SIMeVeP e i colleghi che hanno consentito la ottima riuscita della giornata e dell’intero corso
Gianluigi Bressan – Referente SIMeVeP per l’apicoltura
9 marzo 2012