Il vaccino contro la malaria potrebbe essere più vicino. Un farmaco sperimentale testato negli Stati Uniti si è dimostrato efficace e sicuro nel proteggere adulti sani dall’infezione veicolata dalla zanzara anofele. Lo studio è stato però limitato a pochi volontari: 12 di loro, cui è stato iniettato un dosaggio elevato del vaccino, sono risultati immuni alla malattia. La vaccinazione consiste nell’iniettare parassiti della malaria “indeboliti” per irradiazione, direttamente nel sangue. Entrando in contatto con l’agente infettivo indebolito, l’organismo umano ha il tempo di sintetizzare le difese immunitarie specifiche necessarie a combatterlo. La ricerca è pubblicata su Science.
La ricerca, di fase clinica I, è pubblicata su Science ed è stata condotta dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases, che fa parte dei National Institutes of Health, dal Walter Reed Army Institute of Research e dal Naval Medical Research Center.
DIVERSE DOSI – Cinquantasette volontari sani si sono sottoposti ai test per verificare l’efficacia del vaccino sperimentale, chiamato “PfSPZ”. A 40 di loro sono stati iniettati diversi dosaggi, mentre 17 non hanno ricevuto alcuna difesa preventiva contro il morso della zanzara portatrice del Plasmodium falciparum. Tutti i pazienti sono stati punti dalle zanzare portatrici della malattia: quasi tutti quelli non vaccinati o che avevano ricevuto bassi dosaggi di vaccino sono stati contagiati, mentre dei 15 che hanno ricevuto alte dosi di vaccino, solo 3 hanno sviluppato la malattia.
RADIAZIONI – Già in passato era stato osservato che le punture di zanzare trattate con radiazioni rendono gradualmente immuni dalla malattia. Il problema è che la quantità di “pizzichi” necessari è troppo alta, almeno un migliaio. Per questo i ricercatori hanno deciso di lavorare direttamente con i parassiti trasmessi dalle zanzare. «Il prossimo passo sarà cercare di capire quanto a lungo nel tempo duri la protezione – spiega il primo autore dello studio, Robert Seder del Vaccine Research Center dei National Institutes of Health, nel Maryland -. Il fatto che debba essere iniettato direttamente in vena piuttosto che sottocute come la maggior parte dei vaccini potrebbe rendere difficoltosa la somministrazione». Secondo gli esperti, l’aspetto positivo di questo approccio, rispetto ai vaccini oggi più comunemente in uso che utilizzano solo alcune parti del microorganismo, è che «induce una risposta ampia contro diversi target sul parassita».
UN GOL DA SEGNARE – Attualmente sono 20 i vaccini contro la malaria allo studio, alcuni in fase 1, altri in fase 2 e uno in fase 3 della sperimentazione. Una malattia crudele, che nel 2010 ha infettato 219 milioni di persone con 660mila morti (con un intervallo di incertezza di 490mila-836mila), secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le vittime sono soprattutto i minorenni: in Africa, per ogni minuto che passa, muore di malaria un bambino. «L’impatto globale della malaria è enorme e inaccettabile – evidenzia Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases -. Scienziati e operatori sanitari hanno fatto passi avanti significativi nel caratterizzare, trattare e prevenire la malattia, ma arrivare a un vaccino rimane il gol da segnare. Siamo incoraggiati da questo importante passo avanti».
OMS: CAUTELA – Fauci invita tuttavia alla prudenza, perché bisogna ancora capire quanto duri l’effetto-scudo e valutare se il vaccino sia efficace contro tutte le varianti di Palmodium falciparum. Cautela viene espressa anche dall’Oms. «Accogliamo con favore ogni ricerca e ogni progresso per un vaccino contro la malaria, ma è ancora troppo presto per pronunciarsi su un eventuale impatto – spiega l’Organizzazione -. Siamo ancora alla fase 1 della sperimentazione clinica e quindi in uno stadio veramente iniziale. È veramente positivo che ci sia un nuovo vaccino, ma è troppo presto per valutare quale impatto avrebbe sulla salute pubblica».
9 agosto 2013 – Corriere della Sera